venerdì 30 ottobre 2015

Letti&Piaciuti: ERA DI MAGGIO di Antonio Manzini ed. Sellerio 2015

Antonio Manzini   
ERA DI MAGGIO
2015 Sellerio editore              

                                                                              


di Claudio Montini

Antonio Manzini conosce molto bene il suo mestiere e lo dimostra in questo ERA DI MAGGIO, edito nel 2015 da Sellerio editore in Palermo: ma è anche talmente bravo da arricchire di poesia, senza scadere nel melodrammatico o nello stereotipo del più truce luogo comune, tanto la trama quanto i personaggi cui da spessore umano e fa muovere in teatri diversi e raramente contingenti.
Non ci sono personaggi maggiori o minori: in ogni passo dello sviluppo della trama essi mostrano se stessi in piena luce, con pregi e difetti così come con le loro meschinità e i propri scatti di dignitoso orgoglio.
Allo stesso tempo, non è soltanto un romanzo che racconta le vicissitudini di un commissario della polizia di stato (lui, Rocco Schiavone, preferisce, anzi, pretende di essere qualificato secondo la nuova definizione del ruolo, vale a dire vice questore), romano di nascita e di midollo dotato di grande senso della giustizia e di senso pratico, non esattamente adamantino nelle frequentazioni e nelle abitudini, spedito in servizio ad Aosta per punizione e giunto, suo malgrado, a un bivio della propria esistenza.
Due persone a lui care hanno pagato con la vita, al posto suo, per le azioni che il suo ruolo e il suo mestiere lo avevano portato a compiere; gli amici romani e i colleghi aostani lo riportano alla vita e al lavoro di tutti i giorni per dipanare i nodi lasciati irresoluti dal precedente NON E' STAGIONE, (2015 Sellerio) ma il ritorno a Roma e la nuova indagine e anche il nuovo appartamento aostano lo costringono ad accettare il fatto che la vita va avanti, bisogna seppellire i morti e lasciarli riposare in pace, ci si deve spogliare dell'uomo vecchio (magari buttando nella Dora una vecchia pistola) e provare a indossare i panni dell'uomo nuovo che chiama ricordi e tormenti con il loro nome ma ha smesso di inseguire le ombre.
Qualche invidioso ha scritto che Antonio Manzini diventa piacevole nel momento in cui smette di imitare Camilleri: è un'autentica castroneria gratuita, frutto di becera superficialità.
A parte il fatto che pubblichino per la medesima casa editrice, che abbiano avuto a che fare professionalmente con il mondo del teatro e del cinema , che tanto Salvo Montalbano che Rocco Schiavone siano funzionari di pubblica sicurezza in forza alla Polizia di Stato, avendoli letti e amati entrambi, posso tranquillamente affermare che le corrispondenze finiscono lì e sono evidenti addirittura a partire dalle scelte nell'ambito del registro linguistico, sia per la narrazione che per il bagaglio verbale dei singoli personaggi, poichè esse sono palesemente opposte.
Camilleri ha inventato una metalingua con innesti di italiano e burocratese per aumentare l'effetto ironico e satirico; Manzini adotta un buon italiano, il più scorrevole e semplice possibile, con rare coloriture dialettali volte solo alla caratterizzazione dei personaggi, per allargare al massimo la base dei fruitori e dei lettori perchè il suo scopo è quello di dirigere una serie di personaggi immaginari in teatri reali, col distacco e il compiacimento del cronista di vita vissuta.
Sono due autori diversi ma simili, poichè portano a compimento la missione che nell'antica Grecia era affidata al teatro: l'imitazione delle dinamiche della vita umana a scopo pedagogico, cioè a insegnare quanto fosse nobile tendere all'ideale e adoperarsi per raggiungerlo, incorrendo nella punizione divina del fato per ogni meschinità nei confronti del benessere universale.
La lettura di NON E' STAGIONE e ERA DI MAGGIO, entrambi usciti dalle dita e dalla fantasia di Antonio Manzini e dati alle stampe da Sellerio editore in Palermo nel 2015, è una buona, anzi, ottima soluzione per concedersi una pausa intelligente che porti a uno stato di benessere ideale, sebbene effimero come una favola moderna ma senza controindicazioni.


(c)2015 testo di Claudio Montini
(c)2015 foto Orazio Nullo

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