venerdì 8 settembre 2017

La brace dei rifiuti e i suoi veleni

ITALIANI BRAVA GENTE? PER NIENTE!
di Claudio Montini 
La domanda è semplice: che cosa ci caratterizza come "italiani"? La risposta è tutt'altro che semplice e banale, anzi, sono convinto che in pochi sapremmo proporre una ragionata e fondata replica. In realtà, nemmeno noi che siamo nati e cresciuti sul suolo della penisola italiana sappiamo bene cosa significhi sentirsi italiani. Per buttarla sul ridere, si potrebbe parlare di calcio e buona tavola: ma anche lì, siamo capaci di fare grande confusione, baraonda, polemica sterile, tragedie greche e ogni sorta di polemica sterile e a distanza, salvo poi scendere a patti e compromessi quando nessuno ci vede o ci sente più. Purtroppo il caso, il fato o il destino o chi per tutti e tre, come san Giovanni che fa scoprir gli inganni, puntualmente ci presentano il conto da pagare per tutto il nostro rimandare, sottovalutare, nicchiare, nascondere la polvere e le magagne sotto il tappeto o una mano di calce o di vernice, scaricare su spalle altrui fardelli di cui non ci sivuole fare carico. Prendiamo, ad esempio, la gestione dei rifiuti e dei processi che dovrebbero portare al loro corretto smaltimento: avendo lavorato nel settore in una azienda molto chiacchierata ma che seguiva alla lettera le disposizioni di legge, posso tranquillamente dire che l'errore umano genera disastri ambientali come quello che sta andando in onda a Mortara (provincia di Pavia, Italy) e non il dolo, vero o presunto, di scampare una verifica da parte degli organi preposti i quali, va detto, data l'esiguità di uomini e mezzi e la moltitudine di competenze cui devono far fronte, si sarebbero comunque limitati a un controllo di carte e registri e una ammenda per il disastroso modo in cui era gestito lo stoccaggio. Le immagini parlano chiaro, tanto quelle di Mortara quanto quelle di Roma: un ammasso alla rinfusa di materiali eterogenei in strutture a malapena buone per stoccare inerti o laterizi è una discarica incontrollata in cui una qualsiasi banale operazione, quale accendere le luci del capannone, potrebbe generare l'innesco per un incendio di materiale figlio di idrocarburi o sporco di essi, dal momento che si tratta di rottami di macchine e macchianri e scarti di lavorazione vari.
A pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca...ricordava spesso il presidente Andreotti: il business dei rifiuti, dopo gli stupefacenti e prima della prostituzione, è una voce molto importante nel bilancio della malavita organizzata e anche in quel settore lì, la concorrenza è spietata e la lotta senza quartiere è all'ordine del giorno. Chi non si piega o non paga, viene addomesticato o ridotto all'obbedienza prima col fuoco e poi, eventualmente col ferro...e non c'è bisogno di scomodarsi a procurare taniche di benzina o polvere per bombe carta: l'immondizia, come i boschi, bruciano che è una bellezza e, colpendone uno ne educano (o avvelenano) decine di migliaia d'altri...compresi quelli che ancora devono venire al mondo.
A Mortara, come a Boscoreale, come a Palermo, come a Napoli e in tutte le terre dei fuochi di cui è infestata l'Italia, purtroppo, saranno i figli e i nipoti di quelli che hanno fatto foto e video e messo mi piace o sutato sentenze sui social network: chi poteva fermare lo scempio del Bel Paese dove il sì suona , come lo definiva Dante Alighieri, insieme a chi non doveva farlo sarà ben lontano e ben protetto nei propri salubri salotti a darsi battaglia davanti a una telecamera per incamerare qualche voto in più.

(c) 2017 testo di Claudio Montini
(c) 2016 immagine di Orazio Nullo "Waste kills the ocean" -Atelier des pixels collection

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