martedì 25 aprile 2017

In loving memory of Michele Scarponi (1979-2017)

Fine corsa
di Claudio Montini

Michele Scarponi, per una distrazione o per una leggerezza di un'altro utente, ha terminato la sua carriera di ciclista professionista su strada sabato 22 aprile 2017, disteso esanime su quell'asfalto che amava mordere e attaccare quando s'inclinava verso una vetta da scollinare. Per noi sportivi da poltrona e telecomando, capaci però di appassionarci e commuoverci fino alle lacrime nel vedere le smorfie di fatica, le gocce di sudore e la gioia stravolgente di fachiri del pedale che tagliano traguardi a braccia levate al cielo, è stato come perdere un'amico fraterno, un sodale da ammirare, una persona da stimare perchè ha fatto della tenacia e della resistenza il mestiere con cui portare a casa il pane per la sua famiglia. Il ciclismo è uno sport individuale che, allo stesso tempo, sa essere anche sport di squadra e non vive di episodi o di tattiche ma di sensazioni, di sentimenti, di cuore, cervello, muscoli e polmoni, di umanità, di dignità e di coraggio: è altra cosa dal calcio, dal calcio, dal basket, dal volley; lì gli atleti sono attori schierati su un palcoscenico che, comunque, rimane distante dal pubblico: chi corre in bicicletta, no, lo fa sulle strade che la gente comune percorre per andare a scuola, a lavorare, a fare una visita dal medico specialista o a portare fiori al cimitero. Chi corre in bicicletta, anche per mestiere, lo fa in mezzo a quella stessa gente comune che aspetta dietro le transenne all'arrivo di una tappa o si apposta sul ciglio delle strade tormentate che ascendono i fianchi delle montagne, per godere di un fuggevole frinire di ingranaggi e catene in un lampo di schiene colorate, ma anche per gridare l'entusiasmo e l'incoraggiamento a resistere ai morsi dell'acido lattico nei muscoli, alle sferzate della pioggia o del fango o del vento o della neve, a ciascuno di quei "ragazzi" impavidi che mettono i loro sogni di gloria su due ruote e li spingono sino al traguardo per sollevare la testa e le mani al cielo, quando la ruota anteriore sarà davanti a tutte le altre. L'applauso c'è per tutti, per chi è in fuga in testa alla corsa come per chi arranca nelle retrovie; così dovrebbe esserci rispetto per tutti quelli che vanno sulla strada, per mestiere o per sport o per diletto o per altra necessità, con qualsiasi mezzo e non ci sarebbe nemmeno bisogno di dirlo, se tutti rispettassero le regole di buonsenso e prudenza prima ancora che quelle del codice della strada: ora, resta solo lo sgomento per un uomo, un padre, un amico che a trentotto anni scarsi lascia la moglie e due figli.

(c) 2017 Testo di Claudio Montini
(c) 2016 Immagine di Orazio Nullo "Life different prospects" - Atelier des pixels collection

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