sabato 8 aprile 2017

La torta ben divisa sazia tutti

Gli sceriffi del mondo

di Claudio Montini

Agli albori della scienza informatica moderna, (grosso modo gli anni '50 del XX secolo)  il filosofo e matematico Bertrand Russel, ai suoi allievi, ricordava che un computer è uno stupido estremamente veloce nel fare calcoli; solo qualche secolo prima l'uomo aveva inventato la polvere da sparo e le bombe, pensando di avere trovato la soluzione al problema della durata dei conflitti e del volgere i loro esiti a vantaggio della propria parte, con maggiore efficacia dirompente possibile; quando Werner von Braun aveva inventato i missili per il  Terzo Reich ed esportato quella tecnologia negli Stati Uniti, rimanendo affascinato dai progressi nel campo del calcolo e del controllo numerico, si sono compiuti i primi passi verso quegli ordigni micidiali che, con un eufemismo infelice di matrice giornalistica, chiamiamo bombe intelligenti o sistemi d'arma tattici. Altro non sono che missili teleguidati (nel senso greco del termine, cioè guidati a distanza), ovvero dotati di dispositivi che calcolano rapidamente le probabilità associate a un certo numero di opzioni, basandosi su dati rilevati da sensori elettronici ed elettrotecnici oppure caricati oppure trasmessi via radio dalla base di lancio. Rispetto ai "normali" strumenti di artiglieria, sono leggeri, manovrabili, duttili ad ogni impiego e adattabili ad ogni supporto; non generano sprechi, come colpi a vuoto, poichè la loro traiettoria è relativamente correggibile e sono relativamente precisi; sono difficilmente neutralizzabili da parte degli offesi o difensori. Donald J. Trump, da presidente degli Stati Uniti e comandante in capo delle forze armate (da sempre prerogativa presidenziale) ha ordinato il bombardamento della base aerea siriana dalla quale, secondo i rapporti dello spionaggio militare, sarebbero partiti i velivoli che hanno irrorato di gas nervino e gas tossico una cittadina del paese vicino orientale, rea di ospitare un grosso contingente di ribelli ostili all'attuale regime di Bashar al-Assad. Non sono un po' troppi 59 missili per una base sola? Se non ricordo male, un cacciatorpediniere ne può caricare e sparare, senza danni strutturali, al massimo 24; quindi le unità lanciatrici erano più di una oppure sono stati immessi, nelle bande di ascolto, dei segnali civetta che hanno moltiplicato i rilevamenti radar. Inoltre il Tomahawk è un sistema d'arma piuttosto "evoluto", un tantinello più preciso dei vecchi Cruise e dei Pershing che, fatte le debite proporzioni in tema di tecnologia, si tiravano con il tirasassi. Non che voglia dare ragione ai tecnici dell'Armata Rossa, che sostengono che solo 23 missili hanno colpito la base e zone limitrofe e gli altri 36 sono da segnalare a "Chi l'ha visto?"...però è vero che, in guerra, la prima vittima è la verità, poi vengono civili e combattenti. Tuttavia, non dovrebbe sfuggire a nessuno la tempistica dell'azione: il premier cinese è ospite degli Stati Uniti per una rinegoziazione dei traffici commerciali e (sopratutto) finanziari sino-americani, dei bimbi gasati a mr. Trump non importa un fico secco dal momento che non ce li avrebbe voluti in America nemmeno da vivi (vedi i reiterati ordini esecutivi sugli ingressi di stranieri da paesi "canaglia"), pochi giorni prima la Corea del Nord ha eseguito una serie di test missilistici infischiandosene della comunità internazionale e della scarsa pazienza del nuovo inquilino della Casa Bianca. Se tra indizi fanno una prova, ce n'è a sufficienza per capire che il messaggio di quei missili non era diretto alla Siria ma alla Corea del Nord, che tra uomini d'affari un'accordo vantaggioso o un ricco compromesso si trova sempre perchè la torta se, ben divisa, sazia tutti e che, infine, per Usa e Cina e Russia è tempo di sbarazzarsi dei bulletti di quartiere e degli invasati religiosi per spartirsi il mondo e le ricchezze potenziali che ancora ospita e promette.

(c) 2017 Testo di Claudio Montini
(c)2011 Fotografia di Michele Pini dal profilo facebook

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