mercoledì 5 marzo 2025

Sembra facile scrivere una canzone...

 Tutto il resto può diventare gioia

di Claudio Montini


Sembra più facile a dirsi che a farsi, scrivere una canzone: ci sono regole ben precise da rispettare e io, di solito, faccio di tutto per eluderle, per gabbarle, per farmene beffe.
Ma poi, una volta trovata l'idea che ammicca e ammalia la mia fantasia, le parole che si condensano sul foglio pretendono di essere giustapposte come le tessere di un mosaico, di trovare la consonanza ritmica e tonica tale per cui la voce possa danzare senza stancarsi, di dare vita a un discorso di senso compiuto in cui riverberi la vita e la passione i moti dell'anima, di chi legge attraverso quelli di chi scrive.
Allora immaginate un dialogo tra un uomo e una donna che, da tempo, hanno uno scambio d'amorosi sensi e che provino a fare un bilancio di tutto il percorso fatto insieme.
Le donne, più sovente degli uomini, sanno esattamente cosa vogliono e anche come ottenerlo, sebbene spesso essa non sia proprio aderente ai loro sogni e prendano quel che c'è, come al mercato, nell'errata convinzione di adattarlo e conformarlo e, in fondo, di cambiarlo in meglio.
Un uomo, si sappia, lo si può cambiare soltanto finché porta il pannolino, più o meno all'età dello svezzamento, poiché dopo si convince di essere autosufficiente, addirittura intelligente, superiore e potente tanto che nemmeno le legnate, incassate a ogni piè sospinto, talvolta lo riducono a più miti consigli.
Stando così le cose, il rischio estinzione è da millenni dietro l'angolo: basta attendere e prima o poi...
Tuttavia, la vita frantuma certezze e record, positivi e negativi in egual misura, con costante e rapida pervicacia: ecco, dunque, che arriviamo all'esordio dell'uomo:

Ho ancora tanto da imparare,
una montagna da scalare,
una spiaggia dove approdare
per gridare ai venti e al mare,
alle stelle e al mondo intero,
che d'ora in poi sarò sincero.

Hai ancora voglia di me,
dopo tutti questi anni
vissuti e spesi insieme?
Poche gioie e troppi affanni,
se finisse qui la nostra festa,
sarebbero tutto ciò che resta.


Perché un uomo che s'innamora
per cinque minuti o mezz'ora,
se non capisce quand'è finita,
si perde tutto il bello della vita.


La replica di lei non si fa certo attendere: il ferro va battuto quando è ancora caldo ma va fatto con discrezione, senza dare l'impressione della maestra che sale in cattedra, della donna per amico che poche volte impara e troppo insegna.

Una donna ama e odia mattina e sera,
non dimentica e aspetta primavera,
per tirare le somme e cantare vittoria,
facendo sì che nulla esca dalla memoria.

Sì, io non posso più fare a meno
di sapere che sei nel mio mondo,
col tuo respiro forte come un treno
quando dormi o ami fino in fondo,
con la tua voce o coi tuoi passi,
uno dopo l'altro sulla sabbia o i sassi.

Ho accettato questo mio ruolo
non per calcolo ma per istinto:
lo stesso che ci vuole nel volo
per superare un limite o un recinto,
planando leggeri sulle ali del vento
incoscienti e fieri senza pentimento.


Ora che la piena è passata, che la burrasca è scemata, che la tempesta si è alleggerita e brontola lontana all'orizzonte, noi possiamo asciugarci la faccia e i capelli e i vestiti per volgere il nostro sguardo tutto intorno e, soprattutto, alle nostre spalle per intuire la nostra posizione rispetto alle stelle che, come sempre, stanno a guardare:

Siamo arrivati da strade diverse
evitando curve e insidie sommerse,
fino al porto dove ci siamo imbarcati
carichi di sogni quasi mai consumati,
tracciando loro sempre nuove rotte,
prima che l'alba stracciasse la notte.


Lei è consapevole del fatto che gli ardori e le illusioni degli esordi sono ormai esauriti, esausti, evaporati nella quotidiana consuetudine di viaggiare l'uno accanto all'altra. 
Anzi, ha capito perfettamente che i dubbi e le incertezze di lui nascono dalla congenita fragilità di ogni uomo il quale, per gonfiare i muscoli, sottrae sangue al cervello mentre una donna può permettersi il lusso di perderne un poco ogni mese, tranne quando lo destina ad ogni nuova vita che germogli in sé.
Dovendosi naturalmente e contemporaneamente occupare della sopravvivenza di due vite, la sua e quella che porta in grembo, ecco che trova la soluzione e detta l'agenda in cui “io e te” si trasforma in “noi” con semplicità e chiarezza disarmanti, come se si rivolgesse ad un bambino.
In realtà, propone un piano a lunga scadenza a un proprio pari, a un sodale cui è legata da un sentimento inestinguibile:

Navighiamo per destinazione ignota,
sospesi tra un bastone e una carota.
Lasciamo l'errore altrui là dove si trova,
affrontiamo insieme ogni ardua prova,
ridiamo senza paura dei nostri guai:
nemmeno la morte ci separerà mai.


Lui, finalmente apre gli occhi e il cuore e si unisce a lei nella strofa (o stanza, se preferite) finale nella quale anche le due voci, maschile e femminile, si intrecciano e si fondono in una voce piena e unica.

Abbiamo ancora tanto da imparare,
una montagna tosta e irta da scalare,
oceani di lacrime da attraversare
fino a una spiaggia dove riposare
le ossa rotte e le membra sfatte,
cullati da parole dolci, soavi e adatte.


Adesso entrambi sanno cosa fare delle loro vite: prenderle in mano e farne un capolavoro, come disse a suo tempo San Giovanni Paolo II.
Con rispetto, passione, pazienza e tanto amore reciproco tutto il resto può diventare gioia.


©2025 Testo di Claudio Montini (27/02/2025)
©2022 Immagine di Orazio Nullo "Tourists facilities" - Atelier Des Pixels Gallery

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