Europa non pervenuta
Molti mesi fa, forse un'anno o due addietro, scrissi che l'Europa dei bottegai stava a guardare lo scempio di esseri umani che andava in onda nel catino salato su cui si affacciano i suoi lembi meridionali; poi, esso si è spostato sulla terraferma, con la rotta balcanica seguita dalle genti in cerca di fortuna che davano l'assalto al fortino opulento e opalescente che si arroga il titolo di culla della civiltà occidentale. Nel silenzio e nell'indifferenza più assordanti e irritanti, l'ennesima inutile strage prosegue la mietitura di esseri umani che, non potendo essere consumati altrimenti, vengono lasciati a deperire in balia degli elementi e della sorte e di chissà quali altri loschi disegni, a cura di impomatati burocrati senza scrupoli nè coscienza, in accampamenti di fortuna o in alberghi falliti e dimenticati purchè non turbino la vista e il sonno degli onesti, già ciechi e sordi. Perchè è facile fare rivoluzioni a parole, comodamente seduti in poltrona, pestando polpastrelli su tastiere, sfoggiando abiti impeccabili e acconciature fresche di parrucchiere, illuminati dalla luce giusta, ripresi nel profilo migliore dal ciclope sormontato da una lucina rossa accesa che apre le porte di case sconosciute in ogni angolo del mondo, sbraitando le proprie ragioni e ignorando quelle altrui. Lo so bene d'essere un signor nessuno, una formica o una pulce se preferite, che coltiva il sogno di lasciare un segno nella storia e nell'oceano virtuale in cui nulla si cancella, perchè non c'è nulla che un buon motore di ricerca e tanta pazienza o tanto tempo da perdere non riesca a riportare alla luce; proprio per questa mia consapevolezza, essendo consapevole del mio essere pensante, non posso fare a meno di indignarmi per l'ipocrisia di festeggiare il sessantesimo anniversario della firma dei Trattati di Roma e, ancora di più, per l'assurdità di sprecare energie e soldi e forze per mettere insieme orde di facinorosi e manifestanti che protesteranno contro l'Europa Economica e Politica. Possibile che nel ventunesimo secolo, nel terzo millennio dell'era cristiana, quando siamo stati in grado di scoprire la particella di Dio (il misterioso bosone di Higgs) senza annichilirci, siamo andati e tornati dalla Luna e vorremmo anche andare su Marte, siamo a un passo dal costruirci organi su misura per campare non solo cent'anni ma millenni senza seguitare a bere birra (come recitava uno slogan pubblicitario poco più giovane dei Trattati stessi), siamo capaci di provocare il frinire di una cicala in Perù per scatenare un'eruzione in Islanda, possibile che si sia ancora così ottusi e creduloni da berci la favola dei bei tempi andati e degli ideali sprecati? L'Europa come soggetto politico internazionale non esiste, non è mai esistito e non esisterà mai così come non esistono le nazioni unite, scritto in minuscolo volutamente: nel 1957, ma ancora prima nel 1951 (Comunità economica del carbone e dell'acciaio), si sono spese parole altisonanti e aperte cateratte di inchiostro che le hanno fissate in ponderosi volumi compitamente e debitamente firmati da capi di governo e di stato, ma là sono rimaste nonostante le doverose ratifiche ad opera dei parlamenti nazionali; hanno funzionato i consorzi e gli accordi commerciali, ricostruendo e rinvigorendo le economie dei Paesi che vi hanno aderito: i trattati di Lisbona hanno provato a rianimare la spinta al benessere che quelli avevano generato nel momento in cui le distanze tra punti del globo terracqueo si accorciavano sempre più rapidamente, giocando la carta dell'unità politica e legale illudendosi che la mentalità ottocentesca e rinascimentale (quando non medievale) fosse stata sepolta sotto le macerie della seconda guerra mondiale, coperta da un velo di polvere d'oblio. Il sole dell'avvenire, socialdemocratico più che altro, non brilla se non c'è oro o argento che ne riverberi i raggi prima di infilarsi nelle tasche di chi ha il cappello per comandare: è valso tanto di qua che di là dal Muro di Berlino e dalla cortina di ferro, vale ancora di più oggi che stanno sorgendo tanti piccoli muri in un continente che non sa reagire unitariamente, con una voce sola, agli insulti gratuiti di un dittatore in cerca di consenso e di quattrini, capace di sfruttare fino in fondo la propria posizione geopoliticamente strategica. Cicerone ebbe a scrivere che la Storia è maestra di vita, Giovan Battista Vico che questa si ripete ciclicamente, qualcuno di cui non ricordo il nome che i popoli senza memoria sono condannati a ripetere gli stessi errori: sempre, aggiungerei.
(c) 2017 Testo di Claudio Montini
(c) 2016 Imagine di Orazio Nullo "Invisible Plots" - Atelier des Pixels Collection
di Claudio Montini
Molti mesi fa, forse un'anno o due addietro, scrissi che l'Europa dei bottegai stava a guardare lo scempio di esseri umani che andava in onda nel catino salato su cui si affacciano i suoi lembi meridionali; poi, esso si è spostato sulla terraferma, con la rotta balcanica seguita dalle genti in cerca di fortuna che davano l'assalto al fortino opulento e opalescente che si arroga il titolo di culla della civiltà occidentale. Nel silenzio e nell'indifferenza più assordanti e irritanti, l'ennesima inutile strage prosegue la mietitura di esseri umani che, non potendo essere consumati altrimenti, vengono lasciati a deperire in balia degli elementi e della sorte e di chissà quali altri loschi disegni, a cura di impomatati burocrati senza scrupoli nè coscienza, in accampamenti di fortuna o in alberghi falliti e dimenticati purchè non turbino la vista e il sonno degli onesti, già ciechi e sordi. Perchè è facile fare rivoluzioni a parole, comodamente seduti in poltrona, pestando polpastrelli su tastiere, sfoggiando abiti impeccabili e acconciature fresche di parrucchiere, illuminati dalla luce giusta, ripresi nel profilo migliore dal ciclope sormontato da una lucina rossa accesa che apre le porte di case sconosciute in ogni angolo del mondo, sbraitando le proprie ragioni e ignorando quelle altrui. Lo so bene d'essere un signor nessuno, una formica o una pulce se preferite, che coltiva il sogno di lasciare un segno nella storia e nell'oceano virtuale in cui nulla si cancella, perchè non c'è nulla che un buon motore di ricerca e tanta pazienza o tanto tempo da perdere non riesca a riportare alla luce; proprio per questa mia consapevolezza, essendo consapevole del mio essere pensante, non posso fare a meno di indignarmi per l'ipocrisia di festeggiare il sessantesimo anniversario della firma dei Trattati di Roma e, ancora di più, per l'assurdità di sprecare energie e soldi e forze per mettere insieme orde di facinorosi e manifestanti che protesteranno contro l'Europa Economica e Politica. Possibile che nel ventunesimo secolo, nel terzo millennio dell'era cristiana, quando siamo stati in grado di scoprire la particella di Dio (il misterioso bosone di Higgs) senza annichilirci, siamo andati e tornati dalla Luna e vorremmo anche andare su Marte, siamo a un passo dal costruirci organi su misura per campare non solo cent'anni ma millenni senza seguitare a bere birra (come recitava uno slogan pubblicitario poco più giovane dei Trattati stessi), siamo capaci di provocare il frinire di una cicala in Perù per scatenare un'eruzione in Islanda, possibile che si sia ancora così ottusi e creduloni da berci la favola dei bei tempi andati e degli ideali sprecati? L'Europa come soggetto politico internazionale non esiste, non è mai esistito e non esisterà mai così come non esistono le nazioni unite, scritto in minuscolo volutamente: nel 1957, ma ancora prima nel 1951 (Comunità economica del carbone e dell'acciaio), si sono spese parole altisonanti e aperte cateratte di inchiostro che le hanno fissate in ponderosi volumi compitamente e debitamente firmati da capi di governo e di stato, ma là sono rimaste nonostante le doverose ratifiche ad opera dei parlamenti nazionali; hanno funzionato i consorzi e gli accordi commerciali, ricostruendo e rinvigorendo le economie dei Paesi che vi hanno aderito: i trattati di Lisbona hanno provato a rianimare la spinta al benessere che quelli avevano generato nel momento in cui le distanze tra punti del globo terracqueo si accorciavano sempre più rapidamente, giocando la carta dell'unità politica e legale illudendosi che la mentalità ottocentesca e rinascimentale (quando non medievale) fosse stata sepolta sotto le macerie della seconda guerra mondiale, coperta da un velo di polvere d'oblio. Il sole dell'avvenire, socialdemocratico più che altro, non brilla se non c'è oro o argento che ne riverberi i raggi prima di infilarsi nelle tasche di chi ha il cappello per comandare: è valso tanto di qua che di là dal Muro di Berlino e dalla cortina di ferro, vale ancora di più oggi che stanno sorgendo tanti piccoli muri in un continente che non sa reagire unitariamente, con una voce sola, agli insulti gratuiti di un dittatore in cerca di consenso e di quattrini, capace di sfruttare fino in fondo la propria posizione geopoliticamente strategica. Cicerone ebbe a scrivere che la Storia è maestra di vita, Giovan Battista Vico che questa si ripete ciclicamente, qualcuno di cui non ricordo il nome che i popoli senza memoria sono condannati a ripetere gli stessi errori: sempre, aggiungerei.
(c) 2017 Testo di Claudio Montini
(c) 2016 Imagine di Orazio Nullo "Invisible Plots" - Atelier des Pixels Collection
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