Castello di Arenzano (Ge) ora sede del Municipio |
Se Sanremo è Sanremo, Arenzano è anche meglio!
Non saprei dire quando sia cominciata a lievitare e consolidarsi l'importanza del Festival della Canzone Italiana che si tiene annualmente nella cittadina della riviera di ponente; ho ricordi belli e anche meravigliosi legati a questa kermesse canora, ma pochissimi legati alle canzoni che sono lì state suonate o presentate perchè, finito il festival, in radio e in televisione passavano i soliti brani che passavano prima più quattro o cinque sanremesi ma non di più.
Se non c'era il passaparola, oppure il colpo di scena trasgressivo, o la figuraccia in eurovisione certi artisti facevano la fine dei fazzoletti di carta quando hai un'attacco di rinite allergica.
Io sono cresciuto al tempo delle prime radio private e della prima era baudiana, quella degli scaldamuscoli e delle spalline finte sotto i maglioni, quella dei vestiti in colori impossibili e in triacetato di vinile ( prodotto versatilissimo: andava bene per fare filati per tessuti così come bottiglie per la Coca Cola, passando per divani in finta pelle, suole da scarpe, paraurti di autovetture e scocche di televisori o radioloni stereo imitazione gang del Bronx), della scellerata decisione di eliminare l'orchestra e andare col playback: Sanremo era il periodo in cui uscivano le novità discogafiche prima dell'estate e lo si guardava anche per vedere la tendenza dell'abbigliamento e delle acconciature ( oggi direbbero in una parola sola: per il look ); tutti si correva a Pavia da Radio Vittoria o da Nicola a comprare i quarantacinque giri o le cassette da consumare nei mangianastri: il long playing era roba da intellettuali impegnati e da gente con le saccocce piene di soldi.
Ma anche allora, non sapevi nulla di Sanremo e non vedevi altro che il teatro Ariston o, altra scellerata decisione tanto di tirarlo su quanto di usarlo per scopi di spettacolo, il Palafiori; qualcuno, il solito bene informato perchè imparava a memoria TVSORRISI E CANZONI (meno appeal aveva il RadioCorriereTV), arrivava a sapere che c'era il Casinò municipale e che era nato lì il festival e che c'era il mare e un sacco di serre di fiori che venivano venduti in tutto il mondo.
Punto, basta: se invece eri appassionato di ciclismo, un mesetto dopo riuscivi a farti un'idea di che cittadina o paesone fosse e anche che il festival era relegato in un cantuccio della città, che la gente campava d'altro e magari faceva fatica come te e che le strade e le case erano un pò come casa tua, perchè i corridori della Milano-Sanremo si dannavano anima, polmoni e polpacci per scapicollarsi da una discesa zeppa di tornanti per sbucare in un viale mica poi così grande ( ehi siamo in Liguria, dopo tutto, la parsimonia è di casa...) a cercare di mettere la ruota avanti a quella dell'avversario in fuga e che ha ciucciato la tua per fregarti, inseguiti dalle motociclette della Rai con telecamera o radiocronista e sorvegliato dall'elicottero per le riprese dal cielo sopra i tetti delle case, dei condomini e delle serre.
Questa vista, di giorno, con piani americani aerei e viste anche dal mare, ti risarcivano del dubbio che Sanremo fosse una città gonfiabile o prefabbricata come le giostre smontabili e trasferibili col camion da un paese all'altro, cioè una cosa che veniva tirata su per i giorni del festival e poi smontata come un presepio laico.
La maratona televisiva di cinque giorni attuale, senza contare il corollario di televisioni locali che inzuppano il pane nella brodaglia melensa rivierasca, mi conferma l'idea del presepe laico e vuoto di magia e di fantasia: la finzione banale e la ripetizione ossessiva che rifuggivamo da ragazzi organizzando spettacoli di varietà nel teatro dell'oratorio, qui viene eletta a norma e cifra qualitativa e qualificante di uomini e donne di spettacolo, il cui compito è solo quello di rimepire i vuoti tra uno spazio pubblicitario e l'altro, quando questi non compaiono in box appositi in sovraimpressione.
Se poi stiamo a guardare anche la scenografia e le disposizioni di orchestra e cantanti....Da che mondo è mondo, gli orchestrali stanno dietro e i cantanti davanti per avere migliore resa acustica verso il pubblico in sala: gli archi devono stare sulle balle a tutti perchè li hanno confinati a Ventimiglia, i fiati e la ritmica invece a Savona col direttore d'orchestra, che sembra l'addetto al decollo sul ponte dell'incrociatore portaeromobili Cavour teso a fare segnalazioni ai caccia che si devono levare in volo, in mezzo ci sono i cantanti che alle spalle si ritrovano le paratie di un hangar della base di Cameri (No) che ospita i Tornado dell'Aviazione di Marina.
Sui canali televisivi concorrenti, si fa a gara per mandare in onda la fuffa più fuffa che c'è: per forza, poi, i percettori del canone vanno a fare i pavoni in ogni telegiornale affermando che un'italiano su due ha seguito Sanremo e avviato il bagnino di Viareggio Carlo Conti alla beatificazione televisiva (catodica non si può più dire: con tuttigli schermi piatti che ci sono in giro...).
L'unica alternativa che ci è data si riduce allo spegnimento del televisore e all'accensione del cervello: ma chi ha bisogno di evadere dalle troppe ansie quotidiane spesso cede all'oblio elettronico multicanale e, tutto sommato, a buon mercato.
(c) 2015 Claudio Montini
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