mercoledì 22 novembre 2017

Un quarto d'ora di celebrità


Ventuno Novembre

                                            di Claudio Montini
Devono aver ben poche preoccupazioni negli uffici dell'ONU, in New York City, per arrivare a pensare di proclamare il 21 novembre giornata mondiale di un elettrodomestico: la televisione. Superficialmente, per quel che si vede in questo sempre più sofisticato marchingegno, voglio dire per la qualità dei contenuti trasmessi e diffusi nelle nostre case a qualsiasi ora del giorno e della notte, non ci sarebbe proprio un alcunché da festeggiare: da strumento di emancipazione dall'ignoranza, di promozione sociale e culturale, di informazione e circolazione delle idee, esso si è trasformato in ordigno di manipolazione, imbarbarimento e sodomizzazione (in senso figurato, ovviamente) delle masse popolari, il caro vecchio proletariato di marxiana memoria, del quale faccio parte tanto io (operaio o meglio ex operaio in quanto disoccupato da cinque anni) quanto il professore universitario o l'infermiere e l'ingegnere aeronautico. Anche i suoi detrattori sono attratti, distrattamente forse, dalle immagini che passano per lo schermo della scatola magica, magari per pochi istanti o per pochi minuti, ma tutti rimangono ammaliati di fronte al miracolo di poter vedere cose e fatti lontani dal posto in cui ci si trova fisicamente; del resto l'etimologia del vocabolo è piuttosto esplicita: televisione, vista a distanza senza intermediazione fisica e materiale. Questa è, o dovrebbe essere, la sua missione principale e sulla base di questa George Orwell in 1984 la immaginò come strumento principale di controllo dei cittadini da parte del governo mondiale, come sintesi tra modello leninista-stalinista e neoliberale progressista per la sistematica eliminazione della libertà e della coscienza individuale nell'era atomica. Lo scoppio della guerra fredda e i suoi esiti, boom economico e caduta del muro di Berlino compresi, ci hanno evitato di vedere il mondo diviso in Eurasia e Estasia con l'Africa come campo di battaglia privilegiato dei due blocchi: o meglio, la televisione non ce lo ha fatto vedere poichè ha puntato i suoi occhi elettronici su aspetti folkloristici o ameni e comunque avulsi dal conflitto tra civiltà differenti, salvo nei casi in cui era strategicamente vantaggioso per uno dei due contendenti; ci ha insegnato a desiderare e a pretendere una serie di surrogati della felicità, allettando la vanità individuale e illudendoci che la fuori, nel mondo, c'era sempre qualcuno che poteva pensare al posto nostro, al nostro benessere, alla nostra soddisfazione gratificandoci, di tanto in tanto, con un quarto d'ora di celebrità.    

(c) 2017 Testo di Claudio Montini
(c) 2015 Immagine di Orazio Nullo "Dangerous Hypocrites"




Nessun commento:

Posta un commento