lunedì 29 settembre 2014

Radio Patela Magazine - Le recensioni di zio propano - La contessa nera

La contessa nera
di Umberto De Agostino
ed. Fratelli Frilli

Letto anche per voi....

La contessa nera      Umberto De Agostino    ed. Fratelli Frilli


di Claudio Montini

Coi libri bisognerebbe fare come con le persone: giudicarle solo dopo che abbiano parlato, ovvero esprimere il proprio parere a commento solo dopo averli letti e meditati, ponendo un congruo tempo tra ciò e il termine della lettura.
La contessa nera  di Umberto De Agostino edito da Fratelli Frilli, coraggiosa e intelligente casa editrice genovese, nella collana dedicata a romanzi gialli e di ambientazione investigativa e poliziesca, non è nulla di tutto questo in modo esclusivo ma riassume tutti in sè tutti i crismi del genere noir amalgamandolo con una rigorosa e solida ricerca storica, con uno stile narrativo agile, piacevole per le libere incursioni del dialetto nel parlato e nel narrato, essenziale e mai banale, diretto e asciutto: i più lo direbbero di stampo prettamente giornalistico, col solo effetto di far arricciare il naso e i baffi dell'autore lomellino fin nel midollo.
Nel mio piccolo di lettore onnivoro e appassionato, mi sento di affermare che al termine della lettura de La contessa nera ci si trova di fronte ad un'opera, solo in apparenza, minuta e semplice nella trama e nell'ordito e nel numero di pagine.
Tutt'altro: si è di fronte a una classica tragedia greca ambientata in una terra e in tempi affatto lontani da noi che, come quelle, è in grado di evocare temi universali per l'umanità e interrogare lo spettatore come il lettore riguardo a questi ultimi, correlandoli e calandoli nella sequenza di eventi storici rimossi o mitizzati dall'immaginario collettivo, quando non volutamente trascurati dalla storiografia ufficiale e militante.
Infatti l'azione si svolge nel 1921, tra Semiana e Mede, in quel cuneo di terra della provincia di Pavia incastrato tra Sesia e Agogna, con Mortara e poi Roma sullo sfondo; siamo nel periodo immediatamente precedente la marcia su Roma, l'omicidio Matteotti e la presa del potere da parte di Mussolini.
Rivedendo e rivivendo la temperie culturale e politica del tempo, il lettore scoprirà quanto poco duro e puro e unito fosse il movimento fascista degli esordi...Oggi non ci siamo inventati nulla di nuovo.
Dunque, si è alle prese con un'agile saggio storico in forma di romanzo, dove il delitto ( la morte di un giovane squadrista nel quartier generale dei fascisti stessi ) e l'indagine condotta dalla locale unità di carabinieri sono un pretesto, o meglio, la giusta causa per allestire un poderoso e acuto affresco di un periodo storico e di una microregione del triangolo industriale d'Italia ( i cui vertici erano Milano, Genova e Torino ) da troppo tempo considerata periferia dell'impero, come la fortezza Bastiani ne Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati.
I cultori del genere giallo o noir o poliziesco, che dir si voglia, legati solo all'aspetto intrattenitivo dell'opera resteranno perplessi, quando non delusi; ma, superato quel momento, sotto la buccia troveranno una polpa gustosa: più e più volte essi potranno apprezzare l'onestà, il puntiglio e il rigore scientifico dello storico scevro da paraocchi ideologici ( Umberto De Agostino è laureto in Scienze Politiche ad indirizzo storico-politico; il tutto combinato con la felice capacità di sintesi tipica del giornalista e col piacere di connotare anche linguisticamente i personaggi e gli ambienti, come ho già accennato, con espressioni dialettali comprensibilissime ( giova ricordare anche che è stato direttore del settimanale INFORMATORE LOMELLINO di Mortara (PV) ed è corrispondente per la Lomellina del quotidiano LA PROVINCIA PAVESE di Pavia, oltre che direttore di periodici locali e autore di saggi di cultura popolare lomellina ).
Sopratutto, tra le righe, vedranno un lomellino fino al midollo innamorato della terra in cui vive che, pur avendo mille peculiarità e ricchezze, non riesce a mostrarle per bene e a farle valere, finendo per essere sfruttata e raggirata dai potenti di turno salvo, poi, rinchiudersi diffidente in sè stessa per la vergogna dell'ennesima fregatura subita.
Non è solo un giallo o un romanzo storico, ma è un monito e un'esortazione all'anima di questa terra e di questa Italia perchè è giunto il momento di seppellire tutti i morti, chiudere i conti col passato e riprendersi in mano il proprio destino.

Testo: Claudio Montini         Foto: Orazio Nullo 




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