Laura Pariani
DI FERRO E D'ACCIAIO
NN EDITORE (2018)
LO SPAZIO DI NOI
UMANI
di Claudio Montini
Laura Pariani
raccoglie tutto il suo mestiere e il suo sapere (dagli anni '70 del
XX secolo si occupa di pittura e fumetto e, dai primi anni '90 del
medesimo secolo, di letteratura e teatro) per gettare lo sguardo
disincantato dei poeti sul futuro che attende la cosiddetta società
occidentale. Le premesse, a voler ben guardare, ci sono tutte ai
giorni nostri: è come trovarsi di fronte un insieme cospicuo di
punti numerati da collegare con una linea per ottenere una figura
organica che, senza troppi giri di parole, mostri la prospettiva
verso cui siamo diretti. La Storia si ripete sopratutto laddove ci
sia ignoranza, omertà o silenzio, ignavia all'ascolto, sospetto e
paura poliziesca scambiati per ordine, sicurezza, salute pubblica,
stoico apparente benessere da tempo di guerra permanente e illusione
di una consolidata e falsa pace sociale. Che sia la Palestina di
oltre duemila anni fa oppure si tratti di una Milano dei prossimi
cinquant'anni di questo XXI secolo, superstite stravolta di una
guerra lampo del terzo tipo (se così si può dire, ovvero
tecnologicamente sofisticata tanto da durare solo cinquanta minuti),
una madre che si ostini a cercare suo figlio caduto in una retata
della polizia, quantunque senta già che dovrà accontentarsi di
versare lacrime su di un cadavere, diventa un neo o un anello debole
o una ferita del sistema che va controllato, catalogato,
eventualmente isolato e neutralizzato per impedire che sbocci una
nuova icona per la resistenza che rinnega l'omologazione, la censura,
il silenzio e auspica il ritorno all'umanità autentica a tutto
tondo, quella del pensare e del parlare e del ricordare per imparare
a vivere. Qui entra in gioco il mestiere di Laura Pariani nel senso
più bello e ampio e positivo del termine; l'autrice di DI
FERRO E D'ACCIAIO (NN Editore, 2018)
non confeziona un romanzo utopistico, una roba del tipo 1984
di George Orwell o UN
MONDO NUOVO di Aldous Huxley o
FARENHEIT 451 di Ray
Bradbury: lei attinge alla fecondissima e vivissima tradizione della
tragedia greca classica amalgamandola a tutti gli aromi, gli umori e
i sentori della storia più misteriosa e profondamente radicata nella
coscienza collettiva europea e occidentale, ovvero la passione e la
morte e la resurrezione di Gesù di Nazareth detto il Cristo,
tralasciando qualsiasi implicazione religiosa e morale ma
concentrandosi sull'essenza etica del messaggio di cui egli era
latore. “[...] per
vivere non basta essere vivi […] vivere è qualcosa che si impara
[...]”
DI FERRO E D'ACCIAIO non
è un operazione di sincretismo calligrafico che vuole ammiccare agli
appassionati di fantascienza e a quelli di letteratura ad ispirazione
religiosa: è un romanzo geniale e poetico e affascinante perchè,
sfruttando il palinsesto stilistico e concettuale della tragedia
greca (capace di parlare, insegnare, stimolare alla riflessione in
modo efficace durante gli oltre venti secoli trascorsi dalla sua
invenzione), descrive la forza dirompente e maieutica di un ipotetica
venuta di un messia che parla d'amore e di vita spesa senza
nascondersi in un mondo del futuro prossimo venturo che, viceversa,
ha perduto ogni parvenza di umanità poiché ha eletto il fordismo
keynesiano venato da leninismo brezneviano (vale a dire, il controllo
incombente e occhiuto e asfissiante da parte del partito-stato sulla
società intera, dalla culla alla tomba) a filosofia e ragione di
vita bandendo da esse, di fatto, ogni elemento attinente alle
emozioni, alle passioni, alla memoria, alla spiritualità e
interiorità individuale. L'imbarbarimento,
l'involuzione, il decadimento del consorzio umano che ha operato
questa scelta di conservazione sociale si vedono anche nella lingua
con cui il coro di personaggi che, raccontando delle loro prese di
contatto con questo protagonista occulto, parlano della sua opera,
delle sue gesta, delle sue idee e persino della sua fine senza
l'intervento di alcuna voce fuori campo: si tratta di una lingua
italiana spuria, sporcata o impastata o affetta o miscelata (se
preferite e, in ogni caso, a basso dosaggio, semplici ombre e
venature) con evidenti lombardismi che non danno alcun fastidio ma
sottolineano l'originalità di questa opera di Laura Pariani
pubblicata da NN Editore, nella serie Croce
Via – La passione di
cui DI FERRO D'ACCIAIO è
il capofila. Questo
registro linguistico che raccoglie l'eco, mai spenta, della stagione
verista incarnata da Giovanni Verga (I
MALAVOGLIA
e MASTRO DON
GESUALDO
per esempio) aggiunge densità, sapore e profondità al messaggio, di
ferro e d'acciaio appunto, che penetrerà la vostra mente e la vostra
anima così come riesce soltanto ai sogni. Infatti
[…] E' questo lo
spazio di noi umani: ricordare, progettare, capovolgere con un sogno
la piatta normalità […];
è lo spazio in cui nascono i dubbi, gli interrogativi e le speranze;
è lo spazio in cui si ha davanti uno specchio davanti al cuore e si
fatica a riconoscersi ma, finalmente, si smette di nascondersi nella
propria tana sicura di ferro e d'acciaio.
©
2018 Testo di Claudio Montini
©
2018 Foto di Orazio Nullo
Nessun commento:
Posta un commento