venerdì 22 dicembre 2017

Non solo per Natale: un libro è buono per tutto l'anno!...e fa fare bella figura!

Fiorella Carcereri
DIARI DI DONNE IN PANCHINA
Arpeggio libero editore
2017
di Claudio Montini

Le vediamo tutti i giorni, ma è difficile distinguerle dalle altre; abbiamo incrociato le loro rotte ma non siamo mai riusciti a superare la loro soglia di cortese pudore; qualcuna, forse più di una, ha cercato di inviarci messaggi o richieste di aiuto ma non abbiamo sentito, non abbiamo capito, abbiamo male interpretato o, peggio, frainteso. In questi tempi balordi, in cui ogni cosa va consumata in fretta prima che si freddi e sia scalzata da un'altra, tanto che non c'è quasi più spazio né tempo per lacrime, rammarichi e civili addii; ora che si inneggia alla tracciabilità totale mentre si fa di tutto per non lasciarne alcuna; adesso che l'estetica ha soffocato nella culla, contemporaneamente, l'etica e la morale agevolando il ruolo della rivisitazione del passato come comodo alibi per chi non ha idee nuove da proporre (ma non è in grado di riprodurre neppure lontanamente quelle vecchie), meno male che c'è ancora qualcuno che ha il coraggio di guardare in faccia alla realtà e di chiamarla col nome più appropriato. Chi, se non una donna, poteva riuscire in questa titanica impresa? Con che cosa, se non con quello straordinario endoscopio d'anime che è il diario personale? Costei è Fiorella Carcereri, traduttrice e poetessa e narratrice, che con DIARI DI DONNE IN PANCHINA (Arpeggio libero, 2017) registra il flusso di pensieri, impressioni, delusioni, illusioni che cinque donne accumulano e vagliano e ricordano e annotano in merito alla ricerca dell'amore, del corrispondente d'amorosi sensi adatto a celebrare insieme a loro i fasti del sentimento che, secondo il padre putativo della lingua italiana, Dante Alighieri, move 'l sole e l'altre stelle. Detesto il neologismo femminicidio e continuo a pensare che si tratti di omicidio volontario e come tale andrebbe punito, ma con la vecchia norma del codice penale, ovvero quella che prevede il "fine pena: mai", non con una condanna (ipotetica, considerati sconti e indulti e benefici vari) a trent'anni; preferisco lasciarmi avvolgere dai flussi emotivi e narrativi di una scrittrice che rappresenta cinque aspetti della duale natura umana, cinque come le dita di una mano o come i sensi che ci consentono di prendere coscienza della realtà fisica; il problema è che i dati raccolti con questi ultimi vengono elaborati dall'istinto e dai differenti percorsi razionali della natura femminile e maschile: da qui nascono malintesi, sentimenti e sensibilità calpestate, odio che queste cinque donne battute dai pessimi risultati della loro ricerca e ritiratesi dal campo (cioè temporaneamente, si spera, in panchina, come nel basket o nel volley o nella pallamano) per ritrovare lucidità e serenità, affidano a un diario, magari solo interiore e comunque un posto dove nessuno, nemmeno un'uomo, potrà mai avere accesso. DIARI DI DONNE IN PANCHINA è la dimostrazione plastica che le donne non smettono mai di pensare perchè, come ha scritto Enrico Pandiani in PESSIME SCUSE PER UN MASSACRO (Rizzoli, 2012), le donne hanno una certa quantità di sangue in più, che perdono mensilmente ma che le mantiene lucide in ogni momento: e, a differenza di noi maschietti, ricordano a lungo ogni centimetro di cicatrice di ferita così come il momento in cui è stata loro inferta e, se si fermano un turno in panchina, lo fanno solamente per trovare il modo migliore per farcela pagare o cercare un'altro posto dove ricominciare.

©2017 Testo di Claudio Montini
©2017 Immagine di Fiorella Carcereri dal suo profilo facebook

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