VEROSIMILE,
ELEGANTE, CORRETTO: IL ROMANZO CHE
RICREA E RISTORA
di Claudio Montini
La concezione occidentale dello scorrere del tempo, tanto quanto
della memoria degli eventi che lo costellano e lo compongono, è
immaginabile come un fascio di linee parallele stese fra l'infinito
passato e l'altrettanto infinito futuro ma correnti, o più
correttamente, insistenti ciascuna su piani differenti che finiscono
per deformarsi o intersecarsi sino a formare angoli poco illuminati
dalla conoscenza. Per comodità di linguaggio, tutto ciò è
usualmente chiamato Storia (con l'iniziale maiuscola, con un
esposizione enfatizzata nel parlato per sottolinearne l'incipit e il
relativo peso) o realtà storica che il narratore, creatore di
romanzi d'avventura, deve rileggere e indagare e rincorrere per
regalare al lettore una ipotesi alternativa evitando la “verità
assoluta”, calata in uno scenario in grado di appassionare grazie a
un quadro complessivo dipinto con tinte diverse rispetto alla
sequenza canonica dei fatti al fine di stimolare la riflessione, il
ragionamento, la consapevolezza. Marco Buticchi con IL SEGRETO
DEL FARAONE NERO (Longanesi, 2018) dimostra una volta
di più quanto queste convinzioni siano radicate in lui e nel suo
modello produttivo e operativo in ambito letterario, ovvero, quanto
egli abbia assimilato e incastonato nel suo DNA di romanziere il
consiglio di Leo Longanesi, cioè quello per cui ogni lavoro di
fantasia debba tendere ad essere il più possibile verosimile senza
avere la presunzione di piegare la realtà alle linee del proprio
progetto. L'antefatto di questa lunga e nuova avventura, la cui fine sarà
scritta e compiuta da Oswald Breil e compagni, prende le mosse
nell'Antico Egitto sulle ali della leggenda del Faraone Nero che
riunificò i due regni (Alto e Basso Egitto, lui veniva dalla Nubia)
nel VIII secolo avanti Cristo e scongiurò l'invasione assira
(secondo il popolo grazie ai poteri magici del suo scettro, più
probabilmente grazie a una serie di circostanze fortunate), per
finire vittima di una congiura di palazzo e poi sepolto in una
misteriosa tomba custodita dal deserto dopo la sparizione della sua
mummia, operata da alcuni fedeli seguaci. Essa sarebbe rimasta tale
fino alla spedizione napoleonica all'ombra delle piramidi (il cui
unico merito fu una parziale soluzione del mistero relativo alla
traduzione dei geroglifici: sul piano militare fu un disastro), se il
rapporto sulla scoperta della sepoltura occultata e (presumibilmente)
dalla ricchezza intonsa non fosse entrato a far parte delle garanzie
per gli ingenti prestiti che un banchiere senza scrupoli eroga alla
Francia rivoluzionaria, mentre consolida le sue attività nel Regno
Unito e le espande nelle colonie di quest'ultimo nel Nuovo Mondo, in
particolare nelle tredici colonie insofferenti stanziate dall'altra
parte dell'oceano Atlantico. Del resto, per fare la guerra o la
rivoluzione ci voglio soldi, capitali, risorse economiche, oro prima
ancora che muscoli, armi, tattiche vincenti o generali scaltri e
fortunati. Finanziare entrambi i contendenti a fronte della cessione
di bottini di guerra o di oro sonante ottimizza il rapporto tra costi
e benefici riducendo anche i margini dei rischi d'impresa: è
necessario contare su una rete di informatori e di pedine, comunque
sacrificabili, dislocate in punti e ruoli nevralgici ma lontani dai
riflettori e da occhi indiscreti. Così, nell'arco di quasi tre
secoli, si sviluppa e prospera una dinastia di banchieri senza
scrupoli né patria che intascherà una colossale fortuna col regime
nazista, per esempio, rifornendolo di materie prime in cambio di oro
senza porsi troppe domande sulla sua provenienza ovvero che essa
fosse dalle viscere della terra, dai forzieri delle banche centrali
dei paesi occupati o dalle bocche delle vittime dei campi di
sterminio. La fortuna impunita e sfacciata di questa mafia
legalizzata (oppositori e dissidenti vengono anzitempo inviati a
contemplare l'eternità senza ritorno) durerà imperterrita sino a
che Oswald Breil non scoprirà la verità sulla morte accidentale e
violenta dei suoi genitori, in particolare riguardo ai potenziali
mandanti, architettando la propria vendetta di orfano per mano
criminale e di ebreo consapevole del prezzo pagato dal suo popolo
durante e dopo l'Olocausto: per una volta, l'eroe dal fine ingegno
creato dalla fantasia di Marco Buticchi non salva il mondo ma se
stesso e chiude i conti con il suo passato costringendo gli
spettatori delle sue gesta, voglio dire noi lettori, ad aprire gli
occhi e le orecchie e anche il naso sulla realtà che ci circonda. Se
per il padre nobile della lingua italiana, che lo scrittore spezzino
ne IL SEGRETO DEL FARAONE NERO (Longanesi, 2018)
manipola e modella e plasma con eleganza e chiarezza e precisione e
correttezza magistrali, è “Amor che muove il sole e le altre
stelle”, per noi contemporanei è l'interesse economico e
finanziario ad essere il giudice arbitro di vita e di morte che
regola la vita sul terzo pianeta di questo sistema solare: persino il
sole dell'avvenire non sorge più senza quattrini sonanti e quei
pochi, che nel mondo ne posseggono in abbondanza, sono assai
consapevoli di questa cosa e manovrano tutte le leve a loro
disposizione, popoli o governi o religioni che siano. Da LE
PIETRE DELLA LUNA (1997 Longanesi) fino a qui, un viaggio in
dodici titoli che vi invito caldamente ad intraprendere e le cui
tappe le trovate nei risvolti della quarta di copertina, Buticchi si
rivela essere non solo il maestro italiano del romanzo d'avventura
paragonabile a Clive Cussler o Wilbur Smith o Emilio Salgari
(colpevolmente sottovalutato e dimenticato in questo strano Paese),
ma anche maestro di letteratura poiché veicola messaggi come
quest'ultimo adoperando un italiano piacevole e aperto alla
comprensione ad ogni livello culturale, armonioso, suadente, limpido
e fresco che non cade nel tranello del neorealismo a buon mercato e
non indulge ai particolari, ammiccanti o pungenti o acri, cari agli
sceneggiatori commerciali attuali. Lui fa il suo mestiere di
narratore lasciando alle parole il compito di creare le immagini
nella mente di chi fruisce del suo racconto: e lo fa bene! IL SEGRETO DEL FARAONE NERO (Longanesi, 2018) è
un ottimo prodotto di letteratura italiana che coinvolge e stimola
tutte attività e le capacità cognitive e intellettuali riposte
nella scatola cranica dei lettori regalando loro piacevolissimi
momenti di serenità, conforto ed evasione dal logorio della vita
moderna che superano di gran lunga il prezzo di copertina.
©
2019 Testo di Claudio Montini
©
2019 Immagine di Orazio Nullo
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