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martedì 26 febbraio 2019
Bacio la mia Felicitàdi Massimo Pistoja - Poeti e poesie di gran classe
Traduzioni in spagnolo e in inglese di Carolina; voce recitante e modella in foto: Carolina.
Testo italiano originale di Massimo Pistoja (diritti riservati all'autore)
domenica 24 febbraio 2019
Letti & piaciuti: Sara Goria REWIND ed. Elmi's world 2018
CHI HA INFRANTO LA
BOLLA DELLA FELICITA'?
di Claudio Montini
Davanti a un'opera d'arte si possono sperimentare notevoli e mutevoli
e varie sensazioni, impressioni, emozioni che prenderanno forma di
suggestioni, riflessioni e interrogativi, forse, destinati a restare
inevasi e irrisolti. Come certe curve e certe pieghe della vita che
vanno affrontate a velocità e inclinazione adeguate per non
ruzzolare, anche le idee belle e originali e geniali necessitano di
essere maneggiate con cura e cautela poiché, nonostante il coraggio
e l'impegno e la perizia, l'esito potrebbe risultare splendido ai
nostri occhi ma essere di difficile comprensione per i fruitori
lasciandoli perplessi. REWIND di Sara Goria (Elmi's world, 2018) è
un'opera d'arte contemporanea, insolita e a modo suo rivoluzionaria
che è ricca di amicizia, amore, passione per una motocicletta che
unisce mondi umani differenti, mistero delle dinamiche della mente
che si è ammalata e l'imperscrutabile follia dei circuiti in cui il
destino ci imprigiona. Cosa mai potrebbe andare storto in un raduno di appassionati
possessori di Harley-Davidson, impegnati in una scampagnata in sella
alle proprie rombanti due ruote statunitensi sulle alture che si
immaginano lasciando Aosta e Sarre alle spalle e guardano Saint
Pierre? Nulla fino al colpo d'arma da fuoco che lacera la quiete
della notte silvestre nei pressi dell'albergo a Vetan, rifugio a 1671
metri sul livello del mare della comitiva motorizzata: sembrerebbe
l'esordio di un giallo alla Agatha Christie, forte anche di uno stile
prosastico asciutto, lineare, elegante, dotato di buon ritmo, mai
banale e gradevole quanto quello dei più felici prodotti della
collega britannica. Peccato che il suo inizio sia anche la sua fine: la scrittrice
valdostana riavvolge il nastro degli eventi capitolo per capitolo, a
ritroso conducendoci lungo la catena delle cause, fino alle scelte
scellerate e ai fraintendimenti di alcuni degli attori coinvolti
nella vicenda narrata in REWIND; il titolo non è stato
scelto a caso: è già da sé un programma. Tuttavia, a mio parere,
questo implica che a un dato momento esista un tasto PLAY da
premere per approfondire alcuni temi relativi ai personaggi in modo
tale che, rispondendo agli interrogativi spontanei che nascono
abitualmente nei lettori, finisca per giovarsene anche il quadro
generale dell'opera. Invece, in questo romanzo apparentemente
costruito al contrario, quel tasto non c'è: tanto è vero che noi
lettori dobbiamo accontentarci di un epilogo che, risultando essere
l'unica via d'uscita all'esperimento, lascia intatti dubbi, nodi e
ombre come se dovessimo attenderci (me lo auguro, a breve) una
seconda puntata relativa all'inchiesta, alle implicazioni umane e
giudiziarie e alle ripercussioni sul campione di varia umanità che
Sara Goria delinea con abile sagacia e precisa, nonché gradevole,
concisione. Perché vale la pena premiare il gioco intelligente e geniale che la
scrittrice torinese di nascita e oriunda valdostana, amante del mondo
Harley-Davidson (tanto meccanico quanto umano), allestisce e conduce
in REWIND (Elmi's world, 2018) leggendolo
seguendo l'ordine dei capitoli e poi rileggendolo in direzione
contraria? Va fatto per rendere omaggio al coraggio e alla fatica spesi per
creare questa storia che, a modo suo, rivitalizza il giallo
smarcandosi dall'ortodossia del genere pur rispettandone le linee
guida generali come fecero, Luigi Pirandello con SEI PERSONAGGI IN
CERCA D'AUTORE, Elio Vittorini con UOMINI E NO e Andrea
Camilleri con LA SCOMPARSA DI PATO'. Va fatto perchè in esso ritroverete il ritratto dell'umanità
attuale nelle sue tre età, con tutte le fragilità e le abitudini e
le tensioni ideali peculiari, al netto della galleria fotografica in
coda al testo e che è stata (a detta dell'autrice) fonte
d'ispirazione nella concezione dei personaggi. Va fatto perchè la felicità è una bolla effimera quanto il viaggio
punteggiato dal rombo di una marmitta cromata a stelle e strisce:
quando i bolidi colorati e personalizzati sono allineati, le giacche
variopinte come i caschi posate a loro guardia, la meta ha un senso
solo dopo aver festeggiato l'arrivo di tutta la compagnia; solo così
si può ripartire lasciandosi alle spalle la solitudine scambiata per
libertà senza riavvolgere il nastro, nemmeno quello di asfalto, per
capire chi ha infranto la bolla della felicità.
©
2019 Testo di Claudio Montini
©
2019 Immagine da Google Images/Elmi's world editore - Italy
lunedì 18 febbraio 2019
Letti & piaciuti: Marco Buticchi IL SEGRETO DEL FARAONE NERO (Longanesi 2018)
VEROSIMILE,
ELEGANTE, CORRETTO: IL ROMANZO CHE
RICREA E RISTORA
di Claudio Montini
La concezione occidentale dello scorrere del tempo, tanto quanto
della memoria degli eventi che lo costellano e lo compongono, è
immaginabile come un fascio di linee parallele stese fra l'infinito
passato e l'altrettanto infinito futuro ma correnti, o più
correttamente, insistenti ciascuna su piani differenti che finiscono
per deformarsi o intersecarsi sino a formare angoli poco illuminati
dalla conoscenza. Per comodità di linguaggio, tutto ciò è
usualmente chiamato Storia (con l'iniziale maiuscola, con un
esposizione enfatizzata nel parlato per sottolinearne l'incipit e il
relativo peso) o realtà storica che il narratore, creatore di
romanzi d'avventura, deve rileggere e indagare e rincorrere per
regalare al lettore una ipotesi alternativa evitando la “verità
assoluta”, calata in uno scenario in grado di appassionare grazie a
un quadro complessivo dipinto con tinte diverse rispetto alla
sequenza canonica dei fatti al fine di stimolare la riflessione, il
ragionamento, la consapevolezza. Marco Buticchi con IL SEGRETO
DEL FARAONE NERO (Longanesi, 2018) dimostra una volta
di più quanto queste convinzioni siano radicate in lui e nel suo
modello produttivo e operativo in ambito letterario, ovvero, quanto
egli abbia assimilato e incastonato nel suo DNA di romanziere il
consiglio di Leo Longanesi, cioè quello per cui ogni lavoro di
fantasia debba tendere ad essere il più possibile verosimile senza
avere la presunzione di piegare la realtà alle linee del proprio
progetto. L'antefatto di questa lunga e nuova avventura, la cui fine sarà
scritta e compiuta da Oswald Breil e compagni, prende le mosse
nell'Antico Egitto sulle ali della leggenda del Faraone Nero che
riunificò i due regni (Alto e Basso Egitto, lui veniva dalla Nubia)
nel VIII secolo avanti Cristo e scongiurò l'invasione assira
(secondo il popolo grazie ai poteri magici del suo scettro, più
probabilmente grazie a una serie di circostanze fortunate), per
finire vittima di una congiura di palazzo e poi sepolto in una
misteriosa tomba custodita dal deserto dopo la sparizione della sua
mummia, operata da alcuni fedeli seguaci. Essa sarebbe rimasta tale
fino alla spedizione napoleonica all'ombra delle piramidi (il cui
unico merito fu una parziale soluzione del mistero relativo alla
traduzione dei geroglifici: sul piano militare fu un disastro), se il
rapporto sulla scoperta della sepoltura occultata e (presumibilmente)
dalla ricchezza intonsa non fosse entrato a far parte delle garanzie
per gli ingenti prestiti che un banchiere senza scrupoli eroga alla
Francia rivoluzionaria, mentre consolida le sue attività nel Regno
Unito e le espande nelle colonie di quest'ultimo nel Nuovo Mondo, in
particolare nelle tredici colonie insofferenti stanziate dall'altra
parte dell'oceano Atlantico. Del resto, per fare la guerra o la
rivoluzione ci voglio soldi, capitali, risorse economiche, oro prima
ancora che muscoli, armi, tattiche vincenti o generali scaltri e
fortunati. Finanziare entrambi i contendenti a fronte della cessione
di bottini di guerra o di oro sonante ottimizza il rapporto tra costi
e benefici riducendo anche i margini dei rischi d'impresa: è
necessario contare su una rete di informatori e di pedine, comunque
sacrificabili, dislocate in punti e ruoli nevralgici ma lontani dai
riflettori e da occhi indiscreti. Così, nell'arco di quasi tre
secoli, si sviluppa e prospera una dinastia di banchieri senza
scrupoli né patria che intascherà una colossale fortuna col regime
nazista, per esempio, rifornendolo di materie prime in cambio di oro
senza porsi troppe domande sulla sua provenienza ovvero che essa
fosse dalle viscere della terra, dai forzieri delle banche centrali
dei paesi occupati o dalle bocche delle vittime dei campi di
sterminio. La fortuna impunita e sfacciata di questa mafia
legalizzata (oppositori e dissidenti vengono anzitempo inviati a
contemplare l'eternità senza ritorno) durerà imperterrita sino a
che Oswald Breil non scoprirà la verità sulla morte accidentale e
violenta dei suoi genitori, in particolare riguardo ai potenziali
mandanti, architettando la propria vendetta di orfano per mano
criminale e di ebreo consapevole del prezzo pagato dal suo popolo
durante e dopo l'Olocausto: per una volta, l'eroe dal fine ingegno
creato dalla fantasia di Marco Buticchi non salva il mondo ma se
stesso e chiude i conti con il suo passato costringendo gli
spettatori delle sue gesta, voglio dire noi lettori, ad aprire gli
occhi e le orecchie e anche il naso sulla realtà che ci circonda. Se
per il padre nobile della lingua italiana, che lo scrittore spezzino
ne IL SEGRETO DEL FARAONE NERO (Longanesi, 2018)
manipola e modella e plasma con eleganza e chiarezza e precisione e
correttezza magistrali, è “Amor che muove il sole e le altre
stelle”, per noi contemporanei è l'interesse economico e
finanziario ad essere il giudice arbitro di vita e di morte che
regola la vita sul terzo pianeta di questo sistema solare: persino il
sole dell'avvenire non sorge più senza quattrini sonanti e quei
pochi, che nel mondo ne posseggono in abbondanza, sono assai
consapevoli di questa cosa e manovrano tutte le leve a loro
disposizione, popoli o governi o religioni che siano. Da LE
PIETRE DELLA LUNA (1997 Longanesi) fino a qui, un viaggio in
dodici titoli che vi invito caldamente ad intraprendere e le cui
tappe le trovate nei risvolti della quarta di copertina, Buticchi si
rivela essere non solo il maestro italiano del romanzo d'avventura
paragonabile a Clive Cussler o Wilbur Smith o Emilio Salgari
(colpevolmente sottovalutato e dimenticato in questo strano Paese),
ma anche maestro di letteratura poiché veicola messaggi come
quest'ultimo adoperando un italiano piacevole e aperto alla
comprensione ad ogni livello culturale, armonioso, suadente, limpido
e fresco che non cade nel tranello del neorealismo a buon mercato e
non indulge ai particolari, ammiccanti o pungenti o acri, cari agli
sceneggiatori commerciali attuali. Lui fa il suo mestiere di
narratore lasciando alle parole il compito di creare le immagini
nella mente di chi fruisce del suo racconto: e lo fa bene! IL SEGRETO DEL FARAONE NERO (Longanesi, 2018) è
un ottimo prodotto di letteratura italiana che coinvolge e stimola
tutte attività e le capacità cognitive e intellettuali riposte
nella scatola cranica dei lettori regalando loro piacevolissimi
momenti di serenità, conforto ed evasione dal logorio della vita
moderna che superano di gran lunga il prezzo di copertina.
©
2019 Testo di Claudio Montini
©
2019 Immagine di Orazio Nullo
venerdì 8 febbraio 2019
Per sperare in tempi migliori
La speranza è l'ultima a morire
di Claudio Montini
Non abbiamo più bisogno di sapere chi sia il colpevole, l'abbiamo capito da soli come se fossimo arrivati alle ultime pagine di un romanzo poliziesco teso e serrato; ora abbiamo la disperata necessità di soluzioni e di strade percorribili per uscire dalla palude delle tribolazioni, della fatica e della fame. Non abbiamo più bisogno di parole consolatorie o illusorie, ma di ordini corretti e chiari e precisi che ci permettano di uscire a rivedere il sole e le altre stelle che l'amore muove, così come se l'era immaginato il Poeta Fiorentino padre della lingua italiana. Il governo di una città, di un territorio, di uno stato non è solo l'intervallo tra due consultazioni elettorali o, peggio ancora, tra due campagne elettorali: non è nemmeno più il tempo in cui coltivare il proprio orticello, badando a mettere fieno in cascina in modo consistente e a crearsi una propria corte di nani, saltimbanchi e ballerine per garantirsi una rendita vitalizia con una croce di matita su d'un pezzo di carta colorata. Abbiamo distribuito torti e ragioni persino a guitti inveterati sporcaccioni, convinti che riverberasse anche su noi poveracci qualche barlume della loro fortuna: ci comprati avvolgendoci in foglie di rosmarino, ovvero facendoci credere che le lucciole danzanti in fronte ai nostri paraocchi fossero lanterne appese all'orizzonte, nemmeno poi tanto lontano, che grazie a loro avremmo conquistato d'un balzo e trasformato in lampioni da stadio di calcio. Adesso, spegniamo la televisione, la radio, il computer, lo smartphone e il telefono fisso o portatile; accendiamo il cervello scrollando la testa e facendo cadere forfora e melma retorica che deteriora le sinapsi tanto quanto le interruzioni pubblicitarie; apriamo le orecchie e gli occhi, colleghiamo la bocca e chiediamo a gran voce che chiunque voglia comandare, prima, deve assolutamente dimostrare di saper fare e di saper risolvere i problemi senza far male a nessuno ma bene a tutti. Non a parole, lo ripeto, ma coi fatti; non domani ma già ieri e ancora di più oggi; non salendo sui piedistalli, ma camminando nella stessa valle di lacrime di quegli occhi che le stanno versando, occhi cui resta solo il cielo per sperare in tempi migliori.
© 2019 testo di Claudio Montini
© 2019 immagine di Orazio Nullo
venerdì 1 febbraio 2019
Catturando l'attimo fuggente
La neve e l'obbiettivo
di Claudio Montini
Nevica dall'ora di cena, o giù di lì, qui in Lomellina ai confini di tutto e raggiunti soltanto dai segnali televisivi satellitari e telefonici digitali. Tranquilli, sono ancora parecchi che parlano e scrivono con mezzi analogici, riuscendo persino a credere a ciò che leggono sui giornali; qualcuno si ostina, persino, a leggere libri e a cercarne di nuovi oppure a scriverne, sognando di fare fortuna e scappare altrove. Dicevo, nevica e, insieme ai fiocchi abbondanti e copiosi che in un amen hanno coperto di bianco manto ogni sporgenza di superficie, ogni rumore e ogni suono pare assorbito e neutralizzato: non ci sono ruote che si consumano sull'asfalto, sirene spiegate di mezzi di soccorso, cani che abbaino agli intrusi o gatti che miagolino alla luna (loro sanno che è meglio trovarsi una cuccia asciutta e riparata dove scaldarsi senza farsi troppi scrupoli, tanto la coda è solo una e le zampe solo quattro e, finchè non passano la notte e il freddo, abbiamo solo da guadagnarci nel coprirci le spalle). Nevica, dunque, mentre il silenzio fa compagnia ai miei pensieri e non sento nemmeno i miei passi che lasciano tracce dietro di me, evanescenti nel turbinio incessante di cristalli di ghiaccio che si affretta a riempirle, come se un'esercito di creature invisibili passasse al setaccio le nuvole per avere una fontana di farina sul tagliere per impastare e questa non bastasse mai. Nevica e non ho più vent'anni, o anche meno, per sognare di avere tra le mani una macchina fotografica e andare in giro per le strade del paese a catturare istanti di luce per la memoria dei giorni a venire: eppure, come sarebbe bello poterlo fare, qualcuno sicuramente lo farà, per avere la dolce illusione di vivere in una favola o in una bolla del tempo e poter dire "Ti ricordi?...Io c'ero" , gonfiando il cuore e il petto per aver catturato un'attimo fuggente.
©2019 Testo di Claudio Montini
©2008 Immagine di Claudio Montini