Il galletto americano
di Claudio Montini
Luigi
mangia i fichi di zio Giovanni, ma la nonna non lo sa.
Lei
pensava di farne una marmellata mentre coglieva l'insalata.
Tornata
in cucina, nonna Carolina pizzica il birbante sul fatto:
invece
di sgridarlo, gli propone un baratto.
"Sciacquare
l'insalata nell'acquaio,
rigovernare il pollaio:
poi, coi fichi avanzati, farina e uova di giornata
faremo una bella crostata."
Che
buona la pastafrolla di nonna Carolina,
tanto alla sera, dopo cena, quanto a colazione la mattina.
Luigi
accetta con entusiasmo avventato
illudendosi di avere il pericolo
scampato:
vale
a dire, per il furto goloso, un castigo meritato.
Ma intuisce in meno di un minuto
il tranello dalla nonna sottilmente ordito,
da canuta
volpe in sottoveste e gonna:
vittima d'un aspirante capo indiano il
galletto americano,
di ovaiole e chiocce presunto signore e guardiano,
agognava una congrua rivalsa sul
ladro di piume del quarto posteriore
per rimarginare quella ferita all'onore
inferta, per di più, a tradimento!
Era
certo d'esser padre di mezzo allevamento
e di vantar sovranità
almeno sull'altra metà:
e di vantar sovranità
almeno sull'altra metà:
perciò avrebbe difeso il titolo a colpi di becco
per lavar l'onta dello smacco.
Ignorando che, salato e pepato,
avrebbe però celebrato,
su
di una rovente bistecchiera,
la fine della sua carriera.
© 2018 testo di Claudio Montini
© 2016 foto di Claudio Montini
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