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lunedì 30 maggio 2016
sabato 28 maggio 2016
La poesia del 1966: Spirito forte e libero.
1966: Spirito giovane e forte
Dio del cielo, della terra e del mare
che vegli su di noi oltre le stelle
avresti un momento per ascoltarci?
Non ti ruberemo troppo tempo,
Sappiamo quanto tu abbia da fare
tra moltitudini d'anime e di mondi
da perdonare e da salvare.
Cinquant'anni fa ci hai fatti uscire
da un caldo bozzolo d'amore
per camminare, pedalare e ruzzolare
per le strade del mondo che hai creato.
Figli della seconda metà del secolo breve,
ci hai messo in tasca una moneta
e sulle spalle una croce da piantare
solo quando vorrai farci riposare.
Qualcuno l'hai chiamato prima del tempo,
per qualche motivo che sai solo tu,
come hai fatto con quelli che abbiamo amato
e che ci hanno tirato su nella vita,
ed ora che siamo arrivati a questa quota,
che siamo grandi e genitori a nostra volta,
vediamo meglio quanta fatica sia costata.
che vegli su di noi oltre le stelle
avresti un momento per ascoltarci?
Non ti ruberemo troppo tempo,
Sappiamo quanto tu abbia da fare
tra moltitudini d'anime e di mondi
da perdonare e da salvare.
Cinquant'anni fa ci hai fatti uscire
da un caldo bozzolo d'amore
per camminare, pedalare e ruzzolare
per le strade del mondo che hai creato.
Figli della seconda metà del secolo breve,
ci hai messo in tasca una moneta
e sulle spalle una croce da piantare
solo quando vorrai farci riposare.
Qualcuno l'hai chiamato prima del tempo,
per qualche motivo che sai solo tu,
come hai fatto con quelli che abbiamo amato
e che ci hanno tirato su nella vita,
ed ora che siamo arrivati a questa quota,
che siamo grandi e genitori a nostra volta,
vediamo meglio quanta fatica sia costata.
Ti ringraziamo per quel che abbiamo scampato,
per gli ostacoli che abbiamo superato,
per la gioia e l'amore che abbiamo scambiato.
Abbiamo conservato uno scampolo di ieri,
in fondo al cuore avvolto in un tricolore,
dei ragazzi pieni di speranza che siamo stati:
ecco perchè, dopo dieci lustri, resta intatta
la voglia di fare una festa benedetta
per dire a tutti che ce l'abbiamo fatta!
Nello spirito, siamo ancora giovani e forti
e torneremo ancora molte altre volte
a ricordare tanto i vivi quanto i morti...
Almeno per cinquanta altrettante!!
per gli ostacoli che abbiamo superato,
per la gioia e l'amore che abbiamo scambiato.
Abbiamo conservato uno scampolo di ieri,
in fondo al cuore avvolto in un tricolore,
dei ragazzi pieni di speranza che siamo stati:
ecco perchè, dopo dieci lustri, resta intatta
la voglia di fare una festa benedetta
per dire a tutti che ce l'abbiamo fatta!
Nello spirito, siamo ancora giovani e forti
e torneremo ancora molte altre volte
a ricordare tanto i vivi quanto i morti...
Almeno per cinquanta altrettante!!
(c) 2016 Testo di Claudio Montini
(c) 2016 Foto di Orazio Nullo
Spirito forte e libero, quello del 1966
Noi siamo ancora qui...
di Claudio Montini
Coscritti e coscritte: un concetto quasi impossibile da spiegare persino ai ragazzi italiani...figuriamoci a quelli del resto del mondo.
Una festa che le ragazze offrivano ai ragazzi, loro coetanei, che erano stati sottoposti alla visita di leva per il servizio militare obbligatorio, in vigore dall'Unità d'Italia fino a qualche anno fa: i maschi validi, entro un'anno dalla visita sarebbe stati incorporati e addestrati per servire la Patria con il moschetto tra le mani e le stellette sulla giacca. Così l'aveva spiegata e descritta il padre di una mia coetanea.Un paio di generazioni fa segnava il passaggio definitivo dall'adolescenza al mondo adulto, l'occasione di stare insieme e fare bisboccia come i grandi senza subirne i rigido controllo o le aspre reprimende; per la mia generazione (quella venuta su dopo il '68, il maggio francese e gli anni di piombo) fare i "coscritti" era l'occasione per fare festa per tre giorni, sfoggiando cappellini e fazzoletti e bandiere tricolori con ben in vista l'anno di nascita, scorrazzare pigiati nelle utilitarie che ci era stato concesso di guidare con le nostre patenti fresche di stampa, mangiare e bere e ballare in compagnia usando il resto della notte e l'asfalto delle pubbliche vie per goliardiche vendette a base di scritte satiriche fatte con la pittura murale. Certo, questo accadeva solo nei paesi, nei villaggi rurali : in città al più c'era una serata danzante o forse due...Ma c'era comunque il piacere di ritrovarsi tutti insieme a fare che ai nostri figli, se mai fossero arrivati, forse non avremmo permesso; ora, a più di trent'anni di distanza, c'è ancora la voglia di rivederci, di fare squadra, di fare compagnia: non col sentimento dei reduci dalla vita, no, col piacere di stupirci per quanto siamo cambiati e quello di dirci che, nonostante limiti e sfortuna, ce l'abbiamo fatta e la vita non ci ha rubato niente, non ci ha piegati. Per questo ho scritto la poesia che vedete nella foto: perchè domani rivedrò alcuni amici, di allora, insieme ad altri con cui condivido il piede posato sulla soglia della mezza età.
(c) 2016 Testo di Claudio Montini
(c) 2016 Foto e grafica Orazio Nullo
giovedì 26 maggio 2016
La pastafrolla con le mele più buona del mondo! Parola di Jena Sabauda
TORTA
DI MELE ALLA CANNELLA
di Jena
Sabauda
Pastafrolla e mele: una passione che non passa mai di
moda dalle parti della cucina della Jena Sabauda tanto che,
rimuginando sulle modifiche a una ricetta che aveva visto in
televisione, ha finito per inventarne una nuova di zecca che è
quella che vi illustra di seguito. Al consueto grido di "Duma c'anduma!"
("Andiamo che andiamo" letteralmente in piemontese), ecco
la lista della spesa:
- 4 mele gialle
- 1 bicchiere da tavola d'acqua (di rubinetto a temperatura ambiente va benissimo)
- mezzo cucchiaino da the di cannella in polvere (non dico di fargliela solo vedere, ma se è di più rischia di rendere il dolce...meno dolce!)
- Due o tre cucchiai di zucchero semolato bianco
- 400 grammi di farina di grano tenero (quella bianca)
- 100 grammi di farina di riso (ovviamente è bianca pure questa...)
- 250 grammi di zucchero semolato (oltre a cucchiai di cui sopra)
- 250 grammi di burro morbido (basta lasciarlo fuori dal frigorifero
- 2 uova di gallina intere (il guscio non serve: buttatelo pure...)
- Una bustina di lievito per dolci
- Un limone cui grattugiare la buccia
- Un pizzico di sale
Tagliate a pezzettoni grossolani le mele togliete quel
che resta del torsolo (se non le avete detorsolate con l'apposito
attrezzo) ma lasciate loro la buccia; mettetele in un contenitore per
la cottura in forno a microonde, bagnandole con una miscela composta
dall'acqua contenuta in un bicchiere da tavola e tanta cannella in
polvere quanta ce n'è in mezzo cucchiaino da the, poi cospargendole
con due o tre cucchiai da tavola di zucchero semolato; quindi
cuocetele per una quindicina di minuti, come quando si fanno le
melecotte purchè non si spappolino: poi, lasciatele raffreddare nel
loro brodo di cottura.
Setacciate la farina di grano tenero e quella di riso
per apprestarvi a fare la pastafrolla; via via, unite alle farine il
resto dello zucchero, il burro, le uova (tuorlo e albume sì, gusci
no!), bustina di lievito, la buccia grattugiata del limone e un
pizzico di sale: e via che si impasta fino ad ottenere una palla
omogenea che lascerete poi riposare in una ciotola in frigorifero per
almeno un'ora. Quando le mele saranno freddate, le togliete dal
contenitore e le scolate avendo cura di non buttare il brodo o succo
(di frutta) ottenuto: lo potete recuperare come bevanda energetica,
tonoficante e rigenerante perche adesso dovete stendere la
pastafrolla e preparare la torta per l'ultimo passaggio.
Due terzi della palla che avete tolto dal riposo in
frigorifero la stenderete nella teglia imburrata e infarinata che
avrete scelto per la cottura; sopra questa base disporrete i
pezzettoni di mela con la buccia rivolta verso l'alto, in cerchi
concentrici ( il più possibile), coprendo tutta la superficie
disponibile; con il retante terzo di frolla, farete dei dischi
aiutandovi con un bicchiere e con questi ultimi ricoprirete lo strato
di mele a titolo di decorazione della torta; una spolverata di
zucchero semolato e siete pronti per mettere il tutto in forno
ventilato a 180 °C per 25 o 30 minuti, a seconda delle
caratteristiche del vostro forno, anche se vale sempre la prova
stecchino e anche l'occhio del fornaio che vuole sempre la sua parte. Lasciate la raffreddare, non siate golosi perchè il
giorno dopo, se ci arriva, è ancora più buona!
Buon appetito dalla vostra Jena Sabauda di fiducia!
©
2016 Ricetta e testo di La Jena Sabauda
©
2014 Foto di Orazio Nullo
martedì 24 maggio 2016
E' arrivato il primo libro della Jena Sabauda: per i golosi di tutto il mondo
Diponibile, anzi, disponibilissimo su molti store elettronici poichè si tratta del primo libro de La Jena Sabauda ed è un ebook!!
Su amazon.com:
http://www.amazon.com/dp/ B01FYMWI76
Su iTunes.com:
https://itunes.apple.com/it/ book/paciughi-in-cucina/ id1116080129?mt=11&uo=4
Su googleplay.com:
https://play.google.com/store/ books/details?id=np8zDAAAQBAJ
e, naturalmente, su:
www.streetlib.com scrivendo il titolo, ovvero PACIUGHI IN CUCINA.
(c) 2016 Claudio Montini e Orazio Nullo
Su amazon.com:
http://www.amazon.com/dp/
Su iTunes.com:
https://itunes.apple.com/it/
Su googleplay.com:
https://play.google.com/store/
e, naturalmente, su:
www.streetlib.com scrivendo il titolo, ovvero PACIUGHI IN CUCINA.
(c) 2016 Claudio Montini e Orazio Nullo
lunedì 23 maggio 2016
Auguri agli sposi di maggio
Auguri
e avanti sempre cercando complicità, esigendo rispetto, offrendo
sostegno se uno dei due annaspa: chi mangia insema, rangogna insema
(chi mangia insieme, bisticcia insieme) diceva mia nonna Rosa...e mio nonno Angelo, che aveva combattuto sul
Monte Grappa nel 1918, lasciandoci mezzo occhio, dunque non era nè un romanticone
nè uno tenero, la pianse per cinque anni; poi, una sera andò a letto
presto snobbando metà bottiglia di rosso avanzata dal pranzo: il giorno
dopo la vuotò nel lavandino della cucina, e si rimise a letto perchè
non si sentiva bene. Aspettò una settimana senza riaprire gli occhi e
poi disse a mio padre che Rosa era tornata per saltare di nuovo sul suo
biroccio (calessino); strinse forte la mano di suo figlio e la stanza si
riempì d'una fragranza antica così come gli occhi di lacrime, prima
d'udire lo schiocco d'una frusta, quattro zoccoli ferrati che percuotono
la via e il cigolio di ruote di legno che s'allontanavano. Mio padre era
sereno, nonostante tutto: forse li aveva visti andare via insieme
ma...me lo farò raccontare a tempo debito, quando verrà a prendere me!
(c) 2016 Testo di Claudio Montini
(c) 2000 Coppia dipinto di Martin Meyer da google images database
(c) 2016 Testo di Claudio Montini
(c) 2000 Coppia dipinto di Martin Meyer da google images database
venerdì 20 maggio 2016
Sposa la terra con il mare, la Jena Sabauda in cucina - Radio Patela Magazine
BIMBI,
OGGI PESCE IN POLPETTE:
VI VA' ?
VI VA' ?
di Jena
Sabauda
Lo sposalizio della terra e del mare che vi propongo di
portare in tavola, farà felici i grandi e i piccini; con gli
ingredienti e le dosi, che di seguito vi dirò, si ricaveranno circa 20
polpettine:
- 4 o 5 patate
- 5 o 6 filetti di merluzzo o sogliola surgelati
- 3 (meglio 4) uova di gallina
- Pane secco grattugiato q.b.
- Formaggio grana grattugiato (quello che più vi piace) qualche cucchiaio da tavola
- Prezzemolo tritato (ma non è indispensabile: se ne può fare anche a meno)
- Farina bianca di grano tenero q.b.
- Sale fino q.b.
- Olio di semi per friggere
Pelate le patate e mettele in un contenitore con
coperchio insieme a un dito d'acqua; chiuso il coperchio, le mettete
a cuocere nel forno a microonde per 10 o 12 minuti: quindi,
lasciatele intiepidire e poi schiacciatele con l'apposito attrezzo da
purè (o anche con una forchetta e tanto olio di gomito, come una
volta...). Mentre vi date da fare con le patate, non lasciate
inoperoso il microonde: infatti potete cuocere per 5 minuti 5 (o 6)
filetti di merluzzo (o di sogliola) che avrete precedentemente
scongelato; una volta che anche questi si siano raffreddati, con una
forchetta, li ridurrete in briciole e li unirete alle patate. Ma non resteranno soli a lungo perchè incorporerete ad
essi due uova intere (i gusci no, mi raccomando...), pane grattugiato
(a occhio: per dare consistenza all'impasto), qualche cucchiaio di
formaggio grana grattugiato e un pizzico di sale (magari due...). Raggiunta una bella consistenza dell'amalgama, potrete
procedere a formare le polpettine da passare nell' uovo sbattuto (se
ne avete uno solo, allungate con un goccio di latte), da rotolare in una miscela di
farina bianca e pane secco grattugiato, quindi da mettere a rassodare in
frigorifero per almeno un'ora o anche più, a piacere; trascorso quel
tempo lì, sarete pronti per friggerle in olio di semi e servirle
calde e croccanti.
Buon appetito dalla vostra Jena Sabauda di fiducia!
©
2016 Ricetta e testo di Jena Sabauda
© 2015 Foto di Orazio Nullo a un dipinto di Rita Mangano
giovedì 19 maggio 2016
Facciamo finta che...SINAPSI. due poeti per una poesia
Facciamo finta che...
tu non l'abbia mai sfidato
e che lui, per assurdo,
non si sia mai arrabbiato.
Fingiam per un istante
che decida ogni uomo,
se agire da cattivo
oppure esser buono:
a questo punto tu
non saresti all'inferno,
ma dentro ad un camino
a rallegrar l'inverno.
Augusta & Claudio
(c) 2016 Testo di Augusta Belloni e Claudio Montini
(c) 2016 Immagine e grafica di Augusta Belloni
mercoledì 18 maggio 2016
Subito dopo la Festa della Repubblica, Lomellina in festa a Breme (PV)
Breme, per tre giorni
capitale del buongusto lomellino...
di Claudio Montini
...poi risorge e ritorna più bella di prima per esser pronta alla sagra della cipolla rossa, grazie all'Ecomuseo del Paesaggio Lomellino e alla Polisportiva Bremese!! Giugno 2016 si aprirà con la quinta edizione della sagra della Lomellina che partirà nella serata di Venerdì 3 giugno con un concerto della Corale Sancti Laurentii (ore 21 chiesa di san Sebastiano), dal titolo eloquente quant'altri mai ovvero "Dalla polifonia al musical" cioè un viaggio dagli esperimenti di Caterina Assandra (monaca lomellina maestra di canto e autrice di trattati e composizioni di conto corale a piu voci femminili, il cui lavoro ispirò anche il compositore seicentesco Claudio Monteverdi, uno dei padri della moderna scrittura musicale e inventore del melodramma e dell'opera come la intendiamo oggi) fino a Gershwin passando per Mozart, Bach, Rossini,Verdi per citare solo alcuni giganti della musica che hanno utilizzato il canto corale come strumento importante delle proprie orchestre, scrivendo indimenticabili pagine che anche ai non addetti ai lavori fan venire la pelle d'oca e qualificano la maestria dell'ensemble che li esegue.
Nei giorni successivi, fino a domenica 5 giugno, in cui la musica pop italiana avrà il compito di chiudere la manifestazione con il concerto della tribute band The Originals - Tributo ai Nomadi (area feste in Piazza della Fiera dalle 21,15; la band ha vinto anche un contest tra cover band dedicate allo storico gruppo beat tuttora in attività, ricevendo anche i complimenti da Beppe Carletti cofondatore insieme al mai abbastanza compianto Augusto Daolio), si potranno gustare le specialità gastronomiche della microregione compresa e attraversata da Agogna, Terdoppio, Ticino e Po presso il Ristosagra (nell'area feste: sabato a cena dalle 19:30; domenica a pranzo dalle ore 12, a cena dalle 19:30; informazioni su www.ecomuseopaesaggiolomellino.it oppure cell. 3356655482). Il dopocena di sabato vedrà aprirsi una parentesi karaoke che si aprirà alle 19 e si chiuderà alle 21:30 per lasciare campo all'operetta con il recital di Gigi Franchini "Si fa ma non si dice".
La domenica vedrà un programma più articolato: intanto per tutto il giorno sarà possibile aggirarsi tra i banchi della mostra mercato dei soci dell'Eco Museo e degli espositori di hobbistica e artigianato vario, già aperta da sabato; si potrà fare merenda con pane e salame, come una volta; ci sarà una gara di tiro con la fionda (la sfranzàa); si potranno ascoltare le canzoni lomelline eseguite dal gruppo Tanto per di Suardi (PV): tutto avverrà nel parco dell'Abbazia la cui fondazione pare sia da collocare un decennio prima del compimento del Primo millennio dell'era cristiana (fine X secolo d.C.), da parte di monaci benedettini. Il resto degli edifici storici che fanno parte del nucleo più antico di Breme, già punto nodale e strategico nel primo medioevo, sono tutti relativamente più giovani (il campanile è del XVI secolo, per esempio, opera di monaci benedettini olivetani, per esempio).
Che ne dite? Non siamo solo una terra di risaie, zanzare e potenziali discariche, no? Noi vi aspettiamo per stare bene, senza eccessi, in allegria!
(c) 2016 Testo di Claudio Montini
(c) 2016 Immagine di Ecomuseo del Paesaggio Lomellino dal profilo facebook
martedì 17 maggio 2016
Da SINAPSI il racconto di una festa da ballo molto,ma molto, particolare...
Prosegue il progetto SINAPSI e si arricchisce di questa favola in rima che fotografa una serata, un ricevimento d'altri tempi, oggi si direbbe un party, con una curiosa e affatto scontata sorpresa finale la cui morale, come tutte le favole che si rispettino, si cela voluttuosamente tra le righe. A buon intenditor...poche parole! Io le trascrivo per vostra comodità, ma vi consiglio di guardare attentamente il dipinto di Augusta Belloni e fissarlo nella mente: otterrete molto di più dai nostri versi, avranno un valore aggiunto che ora non vi svelo.
Claudio Montini
IL BALLO IN MASCHERAI capelli bianchi
come schiuma delle onde
le sbattevan sulla fronte
Le labbra chiuse
come un bocciolo di rosa
contrastavano col viso
che sembrava imbalsamato
perchè troppo incipriato
Due cascate azzurre
come goccie trasparenti
si mischiavano alle piume
della stola grigio perla
dal riflesso un po' cangiante
con quell'aria di disprezzo
e lo sguardo suo arrogante.
Più che una donna,
una bambola di gomma
modellata da un chirurgo,
dall'aspetto molto furbo,
abbronzato e affascinante,
era stato anche suo amante.
Ora sbarra gli occhi
perchè ha visto un'arlecchino
con il volto di un bambino:
ha deciso di sedurlo.
Muove i primi passi ancheggiando
Si sta quasi innamorando
quando...una donna si avvicina
le sussurra in un'orecchio:
"Lascia stare: Arlecchino è fidanzato
e si sta per sposare la regina delle nevi.
Lei è molto corteggiata come vedi...
Poco fa, l'ho notata
quando sono andata in bagno
e l'ho vista nello specchio
che faceva pipì in piedi".
"Mi concede questo ballo?"
Con un battito di ciglia
fa capire al cardinale
che anche lei vuole danzare.
Come una farfalla vola
con il tulle che svolazza
suscitando molta invidia:
lui le regala una carezza.
Mentre il cardinale parla
riconosce la sua voce...
quella del giovane prete
che faceva catechismo
all'oratorio del paese
Ma che scherzi fa la vita...
"Tutto il mondo è paese",
"I migliori vanno prima",
"Meglio l'uovo o la gallina",
"E...se non c'è più religione,
Cogli al volo l'occasione!"
(c) 2016 testi di Augusta Belloni e Claudio Montini
(c) 2016 immagine e grafica di Augusta Belloni
lunedì 16 maggio 2016
La regina Teodolinda e Agilulfo vi aspettano a Lomello, per giugno 2016
Aspettando Laumellum 2016....
Mancando poco più di un mese all'evento che riporta Lomello (PV) dal terzo millennio al primo; ricordandovi che forse ci sono ancora posti per il banchetto di nozze del sabato; spronandovi a programmare un fine settimana a spasso nella storia perchè tra sabato e domenica, con la notte bianca longobarda e l'animazione al banchetto e poi il mercato longobardo e i quadri storici viventi, potrete rivivere in diretta il matrimonio di Teodolinda e Agilulfo e la terribile vicenda della figlia Gundeperga, scagionata dall'accusa di adulterio solo tramite il "giudizio di Dio" ammannito a filo di spada e clangore d'armi.
Per informazioni su una festa più unica che rara in tutta la Lombardia, poichè basata su eventi documentati da fonte storica, quanto meno, coeva agli eventi stessi (Paolo Diacono Historia Regum longobardorum, VII sec d.C.), contattate la Pro Loco Lomello ( tel. cell. 3271085241- prolocolomello@yahoo.it).
Arrivederci a Lomello!
(c) 2016 testo di Claudio Montini
(c) 2016 foto Pro Loco Lomello e Orazio Nullo (c) 2014
di Claudio Montini
Mancando poco più di un mese all'evento che riporta Lomello (PV) dal terzo millennio al primo; ricordandovi che forse ci sono ancora posti per il banchetto di nozze del sabato; spronandovi a programmare un fine settimana a spasso nella storia perchè tra sabato e domenica, con la notte bianca longobarda e l'animazione al banchetto e poi il mercato longobardo e i quadri storici viventi, potrete rivivere in diretta il matrimonio di Teodolinda e Agilulfo e la terribile vicenda della figlia Gundeperga, scagionata dall'accusa di adulterio solo tramite il "giudizio di Dio" ammannito a filo di spada e clangore d'armi.
Per informazioni su una festa più unica che rara in tutta la Lombardia, poichè basata su eventi documentati da fonte storica, quanto meno, coeva agli eventi stessi (Paolo Diacono Historia Regum longobardorum, VII sec d.C.), contattate la Pro Loco Lomello ( tel. cell. 3271085241- prolocolomello@yahoo.it).
Arrivederci a Lomello!
(c) 2016 testo di Claudio Montini
(c) 2016 foto Pro Loco Lomello e Orazio Nullo (c) 2014
sabato 14 maggio 2016
IL MIRACOLO DI SANT'ALESSANDRO - video+racconto da ASSENTARSI PER UNA MANCIATA DI MINUTI di Claudio Montini (Youcanprint 2012)
un matematico, un musicista e una vecchia leggenda...
di Claudio Montini
Svettava,
maestoso e fronzuto, solitario ed altero emergendo come un eruzione
di vita dalla campagna che lo circondava e che coronava a occidente
il paese; saldamente ancorato a uno sperone di terra, lascito
d'un'antica erosione tentata dal grande fiume quando nemmeno
s'immaginava che potesse andare a finire dove scorre adesso, il
piantone (forse una quercia o forse un noce) vegliava le spalle del
campanile, la valle degli orti rigogliosi e ordinati, i boschi
selvatici, le lanche e i fossi, i prati e i campi di granaglie che si
disperdevano succedendosi armoniosamente fino sulla linea
dell'orizzonte, confusa con l'argine del grande fiume. Adesso
non c'è più, abbattuto da un temporale estivo che non è degenerato
in un devastante grandinata solo grazie ad un’anima pia che, memore
d’un’antica grazia ricevuta dai sairanesi, fece suonare a distesa
le campane della Beata Vergine assunta in cielo sia pure, si mormorò,
a dispetto del parere contrario del prevosto. Anche se
nessuno glielo sentirà mai dire apertamente, impegnato com’è a
tirare a lucido la parte più in vista di casa badando, però, che il
cancello sia ben chiuso e tende e persiane impediscano sbirciate
clandestine verso l’interno (ma non il contrario), Sairano tutto
sa perfettamente che è peggio per chi se ne va (poichè non si sa
dove va) perchè chi resta, comunque, si arrangia e la morte di
quell’albero secolare sarebbe scivolata via nel giro della ruota
della vita, se non avesse dato vita a due opposte correnti di
pensiero che svolazzavano beate di bocca in bocca in tutti i convegni
di comari, tanto femminili quanto maschili (mica si parla solo di
calcio e motori e donne, al bar...). Una
sosteneva che le campane andavano sempre suonate perché fermavano
comunque la tempesta, quasi fosse un miracolo assegnato in esclusiva
al paese, l’altra era convinta che fosse solo una superstizione
legata a una vecchia leggenda di cui s’era persa la memoria.
Duilio
stava con gli scettici perchè era devoto alla logica, al calcolo
infinitesimale e alla geometria cartesiana così come Rosaria, sua
moglie, discendente addirittura di cardinali e medici in odore di
santità, si schierava con il campo avverso perchè gli permetteva di
ricordargli che...
-...per quante equazioni tu possa elaborare ed io curare malanni anche
gravi, la sola variabile che rende possibile tutto è la misericordia
di Dio.
Rispettava
la fede altrui ma, avendo dedicato la vita all’indagine di ogni
possibile insieme di numeri, inventando algoritmi e modelli
matematici utili a regolare il caos quotidiano, esitava a lasciarsi
affascinare dall'idea del miracolo cioè che Dio stesso, ammesso e
non concesso esistesse, impietosito dalle suppliche dei devoti oranti
il santo patrono, avesse distolto le sferzate della grandine ai
campi ormai pronti per il raccolto liberando la voce bronzea delle
campane, evitando al paese fame e carestia.
Invece,
Rosaria, che era nata all’ombra di quel campanile e che lo aveva
tenuto sempre come faro nelle scelte della vita, prima fra tutte
quella di diventare medico oncologo, non si faceva scrupoli nel
pregare quando tutte le volte che le capitava un paziente per cui
pillole e bisturi sembravano impotenti: perciò aveva apertamente
apprezzato il gesto di quella misteriosa anima pia che, a dispetto
del prevosto e delle sue perpetue, aveva rispettato la tradizione
senza menarne vanto in giro. Era una
bella domenica di settembre, di quelle che fanno dimenticare
l’autunno che aspetta dietro l’angolo, in cui si respira un’aria
calda e tersa di fine estate immaginando ancora lontanissimo
l’inverno che verrà. Salirono
la rampa che sbocca sul sagrato della chiesa condividendo il cammino
col maestro Italo, loro vicino di casa e umile artigiano del
pentagramma secondo la definizione che dava di sè rispondendo al
saluto dell’egregio professore; Duilio era l’unico in paese che
gli riconoscesse quel titolo, dal momento in cui aveva scoperto la
musica classica grazie a una collezione di dischi, ereditati da una
vecchia zia emigrata in Germania, in cui la direzione artistica era
opera proprio di Italo Legnaghi: nessuno sapeva che fine avesse fatto
dopo che la famiglia si era trasferita a Como, al seguito di un’altro
illustre compaesano, organista e compositore di musica sacra, che là
era stato nominato maestro di cappella del Duomo e che aveva voluto
con sè, per farlo studiare, quel ragazzino che imparava a memoria le
sue partiture quando ancora erano solo abbozzi sul pianoforte
verticale che aveva lasciato a Sairano, nella casa dei genitori e
delle sue sorelle, stretta in una via tra il castello e la chiesa.
Italo
procedeva senza fretta come un’adagio di Albinoni o l’Aria sulla
quarta corda di Bach, d’altronde era diretto all’edicola e poi a
salutare gli amici e i parenti che avevano già bussato alle porte
del cielo ed erano stati messi a dimora nel villaggio ultimo e
silente: quella era la seconda messa, l’altra l’andava a
prendere alle otto del mattino come faceva fin da ragazzo; Duilio
forse sarebbe entrato al momento del Credo se non avesse trovato da
chiacchierare col vicepreside in pensione che accompagnava la
moglie, velleitaria soprano dilettante; Rosaria detestava arrivare in
ritardo a messa e, quindi, salutò e lasciò i due uomini soli alla
loro passeggiata guadagnando speditamente l’ingresso in chiesa.
Misero
un passo dopo l’altro senza proferire verbo e guardando
distrattamente intorno a loro finchè, superato il monumento ai
caduti, si trovarono sotto alla lapide che porta incisi, a caratteri
scoloriti, le notizie sulla fondazione del castello ad opera del
primo conte di Sairano (un capitano di ventura alla fine della
guerra dei Trent’anni) e che, secondo uno storico locale, sarebbe
posta sulla torre superstite dell’antico vero ingresso dello
stesso.
Indugiò
con lo sguardo su di essa come se la vedesse per la prima volta,
domandandosi la ragione per cui l’avessero posta così in alto,
un metro scarso al di sotto della merlatura: Italo si rese conto di
quella momentanea distrazione e ne approfittò per rompere la tregua
del silenzio.
- Professore, lei ha in animo di pormi una domanda, solo apparentemente
banale, ma capace di indebolire la rete delle sue certezze e non sa
come fare: mi sbaglio?
Duilio
Potenza, per la prima volta in vita sua, si sentì nudo come un verme
sotto al sole scoperto della zolla appena rivoltata dalla vanga
dell’ortolano; non seppe ribattere e l’anziano musicista si
spiegò.
- Vede, gli sforzi di gioventù per dar vita e voce ed emozioni a quei
segni misteriosi impressi su un pentagramma e la consuetudine a
suonare in pubblico, hanno acuito la mia sensibilità verso
l’ambiente circostante e verso gli occasionali interlocutori. Capto
ancora bene le vibrazioni dell’animo umano, nonostante l’avanzare
dell’età e dei suoi accidenti.
- Ebbene sì, maestro, è proprio così.... Ammise il matematico; sospirò per
raccogliere le idee e proseguì.
- Col passare degli anni la mia devozione alla verità scientifica è
andata perdendo smalto e solidità: se, poi,aggiungo l’anteprima di
giudizio universale che stava per scatenarsi sulle nostre teste nei
giorni scorsi ...
- ...rinviato
solo dai rintocchi delle campane! Ah, le onde sonore che dominano gli
elementi della natura! Il sogno di ogni alchimista!
Chiosò
ironico Italo Legnaghi.
- Se non l’avessi visto coi miei occhi, ne avrei sorriso come lei e
come feci quando Rosaria me ne parlò la prima volta. Ma ora...
- ...ora in lei si è insinuato il dubbio di aver ridotto Dio ad un numero
e di averlo inseguito, a lungo e senza successo, per ingabbiarlo in
un equazione? Smetta di rincorrerlo: lei è stato solo l’ennesimo
testimone del miracolo di sant’Alessandro.
- Come sarebbe a dire, maestro?
Allora, riprendendo a camminare,
l’anziano musicista narrò al disorientato matematico di quella
volta che i sairanesi, reduci da annate disperate di fame e malanni,
restii a rassegnarsi alla malasorte, si strinsero in preghiera
davanti all’urna del loro patrono impetrando prosperità per i vivi
e il sollievo eterno per i morti; ma sembrava che lassù avessero di
meglio da fare perchè sopra le loro teste si erano date convegno
gonfie nubi scure che, sgravandosi, avrebbero raso al suolo ogni cosa
che da esso spuntava. In
chiesa, come in ogni angolo di Sairano, ci si infervorò nel pregare
come se la fine del mondo fosse imminente.
- A questo punto, la nonna di mia nonna citava un proverbio che ha a
che fare con l’anima e la fortuna; credo che lo conosca anche lei,
professore...
- Oh sì, certo! Spesso lo sento adoperare per certe conversioni
dell’ultimo minuto...
Gli morì
il fiato in gola, riconoscendosi in quella medesima situazione.
Per
scacciare l’imbarazzo dell’amico, Italo riprese a raccontare
dipingendo la terra spazzata da venti rabbiosi e un cielo che
brontolò parecchio, anche lampeggiando furiosamente.
Quando
questo all’improvviso tacque, il vento s’arrestò: però il
silenzio non venne turbato dal ticchettìo crescente della grandine
ma dai rintocchi delle campane, la bronzea voce di Dio, che
precedette la frusciante carezza della pioggia. Anche
quelli che non si sarebbero fatti più vivi nella casa di Dio,
pregarono e piansero e s’abbracciarono correndo fuori a bagnarsi
con le braccia e i visi volti al cielo: sant’Alessandro si era
guadagnato, definitivamente, la cittadinanza sairanese.
- Da allora, ogni volta che il cielo minaccia tempesta, si suonano le
campane e si recita la preghiera che si conosce meglio, se non si
riesce a snocciolare un rosario: il santo capisce e ci mette una
buona parola con colui che lassù risiede. Così i danni sono
limitati e nessuno si tira indietro quando c’è da portarlo in
processione fino al Chiesuolo.
- Dunque la fine del piantone è stata, per così dire, una fatalità?
Un effetto collaterale, come si usa dire oggi, del ritardo con cui si
sono liberate le campane? Un fulmine o una folata sfuggita al
controllo e che ha sbagliato bersaglio?
Duilio
si dipinse sul volto un’espressione ironica e scettica insieme;
Italo si fece piuttosto serio e lo fissò un istante nel fondo degli
occhi, quasi seccato per il velato sarcasmo.
- Anche se non sapessi che in parrocchia non c’era alcuno che fosse
in grado di accedere alla sacrestia, poichè il don era a Vigevano in
riunione dal vescovo e la perpetua era a Pavia dal dentista e sono i
soli ad avere le chiavi, continuerei a pensarla così come le dirò.
Una
presa di fiato e proseguì.
- Si è trattato di un monito all’anima di questo paese, affinché
non si vergogni di essere se stesso: barattare l’oblio delle
proprie tradizioni per i falsi miti della modernità, farà di tutti
i Sairano del mondo squallidi dormitori.
- Maestro, tuttavia, resta solo una domanda senza risposta: chi
dobbiamo ringraziare?
- Professore, disarmi la logica e ingaggi la fantasia: in men che non
si dica, la risposta busserà al suo cuore. Ora, mi scuserà se la
saluto, ma gli amici che mi hanno preceduto alla casa del Padre si
aspettano che io renda loro omaggio, come ogni domenica, finchè non
mi verranno a prendere per fare l’ultimo pezzo di strada. Altare di S.Alessandro martire Chiesa B.V.Maria Assunta in cielo di Sairano (PV) |
Si
salutarono e si separarono; Italo era solito compiere quel rito in
muta solitudine, mentre Duilio era pervaso dal misterioso desiderio
di entrare in chiesa prima che finisse la messa. Il
suggerimento dell’anziano musicista aveva suscitato un’intuizione
che voleva verificare, anche se la ragione l’avrebbe potuta
scartare. Arrivò
nel momento in cui l’assemblea e l’organo erano lanciati a pieni
polmoni nel cuore dell’inno al glorioso martire: con gli occhi
lucidi rivolti alla teca esposta sul suo altare, il professore,
felice come non mai, si unì al coro.Ora nel
cuore aveva il nome di chi aveva suonato le campane per placare la
tempesta. Sant’Alessandro,
a qualcuno, sembrò sorridere: un’altro dei suoi fedeli figli era
tornato sulla via per la casa del Padre.
(c) 2009 - 2012 Testo di Claudio Montini
(c) 2012 - 2014 Foto di Orazio Nullo
(c) 2014 VideoKlaut66 / youtube.com /claudiomontini
venerdì 13 maggio 2016
SINAPSI: l'artista - per chi lo è dentro, ma anche fuori e tutto intorno
L'artista
progetto SINAPSI
di Augusta Belloni e Claudio Montini
progetto SINAPSI
di Augusta Belloni e Claudio Montini
Noi
che camminiamo con la testa tra le nubi
e
ci allontaniamo dalla terra per sognare
non
abbiam bisogno nè di oppio nè d'incenso
per
raggiunger l'estasi e creare.
Non
ci serve a nulla guardar negli occhi le persone,
perchè
andiam diretti dentro l'anima col cuore.
Ci
esprimiamo creando macchie di colore
oppure
infiliamo un rosario di parole.
Sappiamo
dare forma a un'emozione
e
trasformiamo un foglio, che resterebbe muto,
facendolo
parlarecon uno sconosciuto...
Creare,
in fondo, è.......comunicazione,
creare,
in fondo, è anche partecipazione,
è
cibo per la mente,
è
miele per il cuore,
è
un po' come pregare:
ci
è stato dato un dono,
noi
non abbiamo meriti
e
solo tra le nuvole
noi
lo possiamo usare.
(c) 2016 Testo di Augusta Belloni e Claudio Montini
(c) 2016 Immagine di Augusta Belloni - diritti riservati agli autori -
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mercoledì 11 maggio 2016
Visioni poetiche (e pavesi) al Salone del Libro di Torino 2016
I COLORI
DELLA VITA: CON MASSIMO PISTOJA AL SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO DI TORINO 2016 XXIX
EDIZIONE
di
Claudio Montini
Una sfida nella sfida è
quella di Intermedia Edizioni di Orvieto nell'ambito del Salone del
Libro di Torino 2016 (XXIX edizione dal titolo VISIONI). A dare
manforte alla casa editrice umbra, a ingrossare le fila del manipolo
di autori, per lo più poeti, che animeranno l'evento realizzato
presso lo stand della Regione Umbria (padiglione 3 stand S-105
domenica 15 maggio 2016 ore 12) intitolato IL SEGRETO: POESIA E
POETI SI SVELANO, ci sarà anche un valente e prolifico
autore pavese e vigevanese, in particolare: Massimo Pistoja che, con
Intermedia appunto, ha dato alle stampe la sua antologia poetica I
COLORI DELLA VITA, già presentata nell'edizione passata della
rassegna editoriale e libraria piemontese.
La domanda che dovrebbe, a
questo punto, sorgere ben più spontanea di quella che Manzoni
instilla in don Abbondio ne I promessi sposi, è
questa: chi è mai codesto ultracinquantenne (è nato infatti nel
1958) residente a Vigevano (patria di un'altro grande scrittore,
sfortunato e dimenticato però, Lucio Mastronardi già autore de Il
maestro di vigevano portato sul grande schermo da Alberto
Sordi), padre di famiglia con un passato da imprenditore, ideatore e
anima e presidente di una associazione culturale che, mutuando il
nome dal titolo del suo libro, si propone di promuovere l'arte e la
bellezza artistica come strumenti di elevazione ed emancipazione dal
male edalla sofferenza? A maggior ragione: cosa avrà mai scritto di
così notevole da meritarsi, non già uno, ma due passaggi in tanto
frequentata vetrina internazionale dedicata alla letteratura, alla
divulgazione, all'editoria e alla cultura in genere come quella che
andrà in scena a Torino, nell'area fiere del Lingotto (ex sede
storica della Fabbrica Italiana Automobili Torino ora FCA Ltd) dal 12
al 16 maggio 2016?
Ha scritto una montagna di
poesie e poi ha scelto le migliori, le più significative, le più
importanti per lui e le ha messe in un libro perchè ha scoperto
quanto bene facesse alla sua anima, tormentata e stressata dagli
accidenti della vita quotidiana, fissare sulla carta le immagini e i
colori e le sensazioni ogni giorno ci attraversano e ci scivolano
addosso ma che non cogliamo più fino a che non siamo costretti a
ripartire alla ricerca del senno perduto, come Astolfo sulla Luna che
cerca quello di Orlando secondo l'Ariosto, quasi costretti a
rinascere da soli guardando noi stessi come se fossimo estranei
sconosciuti.
Allora si capisce come il
titolo I colori della vita sia
funzionale alla lettura dei componimenti perchè si concretizza
nell'invito a cercare sempre un momento per gustare le meraviglie,
piccole o grandi, che la vita sottopone alla nostra attenzione
E' un uomo che si è
ritrovato, che ha ritrovato un'equilibrio, che è ritornato ad amarsi
attraverso le parole scritte e regalate al mondo non perchè stupisca
per la sua capacità dialettica, lessicale o sintattica, ma perchè
esso risuoni e goda della stessa gioia dell'esser vivo e scalciante
(per mutuare un'espressione cara al mondo anglosassone).
E' una persona, nel senso
più ampio del termine, uscita da un periodo difficile e doloroso
della sua vita ritrovando intatti i colori per cui vale la pena
battersi, per cui vale la pena impegnarsi ad esaltarli, per cui vale
la pena comporre parole per i propri simili o per chi ha la medesima
sensibilità.
E' un'artista e un poeta,
che descrive la realtà con le parole di tutti i giorni per
illuminare il futuro, non già come incognita che atterrisce, ma come
momento migliore in cui proiettare e focalizzare la propria
esistenza.
Così sul palcoscenico de
IL SEGRETO: POESIE E POETI SI SVELANO allestito da
Intermedia edizioni di Orvieto, nello stand S-105 del padiglione 3
REGIONE UMBRIA, durante la XXIX edizione del Salone Internazionale
del Libro di Torino (12-16 maggio 2016), alle ore 12 di Domenica 15
maggio, Massimo Pistoja porterà le sue poesie e tutto il suo
bagaglio di esperienze accumulate con l'Associazione Culturale I
COLORI DELLA VITA, scrivendo per la rivista I liburni,
concorrendo e presiedendo la giuria di concorsi letterari, curando il
suo sito internet dedicato a letteratura e arte figurativa; porterà
anche tutto il suo essere pavese e vigevanese ma, più d'ogni altra
cosa, porterà la sua umanità senza schermi o filtri: questa sarà
la vera sfida nella sfida, l'idea rivoluzionaria, la visione nuova
che spazzerà via molti luoghi comuni, primi tra tutti quelli per cui
gli italiani leggono poco, di malavoglia e sono allergici alla poesia
salvo, poi, intasare cassetti di casa e redazioni di editori di
esercizi retorici in cerca di gloria.
Sarà la sua stessa voce a
farsi carico di dare tridimensionalità ai suoi versi completando
così la sua missione e varando il loro viaggio verso altri cuori e
altri spiriti in ascolto.
Massimo Pistoja e i suoi
colleghi di Intermedia Edizioni dipingeranno un quadro collettivo
della poesia italiana che non si chiude in cerchie ristrette, ma
spalanca finestre sulla vita e attinge ai suoi colori per sanarne le
ferite e scolorirne i lividi, stemperando il dolore in stupore per
una rima.
(c) 2016 Testo di Claudio Montini
(c) 2016 Immagini da Google Images Database