NON E' MAI SOLTANTO
UN'AVVENTURA
di Claudio Montini
Nel mondo contemporaneo
dell'informazione in tempo reale, del bello della diretta anche
quando questa è una tragedia aberrante, del sensazionalismo estremo
e gratuito, pare sia stata abolita la capacità peculiare
dell'animale chiamato da sè stesso "uomo" e da sè stesso
posto a capo dell'universo creato: quella di ragionare, di riflettere
sulla bontà o sulla giustizia delle proprie azioni, quella di
pensare e di agire di conseguenza nel rispetto di tutto quello che ci
circonda.
Marco Buticchi, invece, è convinto che
gli autori di romanzi d'avventura hanno ancora la possibilità di
fare la differenza, investendo del ruolo di protagonisti della
narrazione tanto il mondo attuale quanto gli eventi che hanno
condizionato la Storia e ci vengono raccontati da chi studia il
passato del genere umano, dando luogo a una diversa prospettiva con
cui guardare agli avvenimenti succedutisi prima di noi e a tutto
quello che stiamo convulsamente vivendo.
IL SEGNO DELL'AQUILA di
Marco Buticchi edito
da Longanesi
nel 2015 è lo strumento in cui si concreta questa "missione"
poichè lo scrittore spezzino, con la maestria che gli è propria,
conduce il lettore attraverso i secoli e attraverso meandri poco noti
e illuminati, ma altamente plausibili, del nostro tempo: l'azione si
svolge tra il 2015 dell'era cristiana e il terzo secolo dalla
fondazione di Roma, ovvero il VI secolo avanti Cristo, muovendosi
alternativamente tra Daesh e capitalismo occidentale e ascesa
persiana con decadenza dell'Egitto faraonico, da un lato del
Mediterraneo, e il primo embrione della potenza romana ancora succube
della civiltà etrusca.
Si parla di traffico di organi per potenti danarosi che voglio
sfidare l'avanzare dell'età, di sete di denaro che per placarsi non
esita a coinvolgere religioni e religiosi e buttarsi in azioni di
terrorismo internazionale "costruendo", grazie
all'evoluzione della chirurgia implantologica, guerrieri instancabili
e invincibili, come quelli che pare curarassero la sicurezza degli
imperatori persiani quando Roma era una filiale etrusca; in mezzo a
questa eterna lotta tra Bene e Male, troppo spesso benedetta da
sedicenti sacerdoti di religioni autoproclamatesi sedi della Verità
Unica, si infila un manipolo di valorosi che sono tali perchè non
perdono mai la capacità di ragionare e amare, agendo secondo
sentimenti di giustizia e lealtà, come Oswald Breil e Sara Terracini
Breil, Vel l'etrusco, Ashgar il Nubiano e tutti coloro che li aiutano
fino al sacrificio estremo di sè.
Oswald
e Sara salveranno ancora una volta il mondo dalla catastrofe, il Bene
trionferà e il Male cadrà in un pozzo profondo e nero, anticamera
dell'inferno che merita, ma resteranno sul campo anche molti amici e,
come lettore, posso dire che la cosa strapperà a più d'uno una
lacrimuccia: tuttavia sarà proprio l'intreccio tra i due piani
storici della narrazione, dosato con leggerezza e acume geniali, a
sbrogliare il bandolo della matassa e dare spessore umano e morale a
tutta la storia che leggerete in IL SEGNO
DELL'AQUILA:
l'ultima grande opera di Vel l'etrusco sarà il teatro dello scontro
tra buoni e cattivi e sarà anche il pretesto per sottolineare, con
la mente a Ovidio, che l'amore vince tutto.
Non è un romanzo buonista, non nasconde cattiveria e brutalità, ma
nemmeno li ostenta sfoggiando cruenti duelli e proiettili vaganti o,
al più, descrizioni di armi e tecniche per dare sfogo alle brame
delle anime nere; tutto è funzionale alla narrazione, senza
esagerazioni, senza compiaciuti orpelli, così come la lingua è
quella del parlato semplice utile a farsi capire sempre e
dappertutto, scevro da tecnicismi e ricercatezze retoriche o
sintattiche. Persino le note finali di Marco Buticchi sono piacevoli
tanto quanto il romanzo, sebbene siano un corollario a tutto il
lavoro di preparazione culturale, storica e tecnica con cui
allestisce i suoi romanzi: aiutano il lettore a capire quanto sia
qualitativamente valida la letteratura italiana, anche quella
d'evasione.
Perchè il compito di uno scrittore di romanzi d'avventura, di fronte
a eventi dell'attualità sempre più inverosimili per efferatezza
compiuti in nome di un dio qualsiasi, del denaro e del potere o per
pura malvagità, non si easurisce col termine della narrazione e la
licenza editoriale.
Egli e la sua opera d'ingegno sono strumenti importantissimi per
contribuire a moralizzare, svegliare e tenere sempre attente le
coscienze di quella indistinta opinione pubblica troppo spesso
turlupinata, vilipesa e anestetizzata per far apparire normale prassi
ciò che invece è mostruoso, come attentati dinamitardi, abusi
sessuali e umanitari, sopraffazioni e crimini di ogni genere: ogni
contributo utile a ispirare una riflessione o un dubbio sulla
correttezza di ciò che ci accade intorno è cosa buona e giusta e
fonte di salvezza per tutti.
(c) 2016 testo di Claudio Montini
(c) 2016 foto di Orazio Nullo
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