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giovedì 24 marzo 2016

BUCHI NELLA SABBIA di M.Malvaldi ed.Sellerio - Letti e piaciuti -Radio Patela Magazine

 L'ora è fuggita...ma non vanamente!


di Claudio Montini

Mette le mani avanti, l'artista, anche e sopratutto quando si diverte: non per dire che comunque egli racconta sempre le sue passioni recondite e mal digerite da chi lo accompagna nella vita, ma per giustificare la salace ironia con cui si prende gioco di ciò che lo fa godere e sottolineare la libertà creativa dovuta alla felice padronanza dei propri mezzi artistici.
Sebbene lo faccia soltanto in una postilla finale, prima dei ringraziamenti a collaboratori e familiari che personalmente ritengo essere aria fritta, questo accade anche in BUCHI NELLA SABBIA di Marco Malvaldi edito da Sellerio nel 2015 dopo che il lettore è stato piacevolmente condotto lungo lo svolgimento di un gran bel giallo classico alla Agatha Christie, ambientato non nelle brumose lande del Kent o del Devonshire ma in Toscana e per giunta a Pisa all'indomani dell'attentato a Umberto I ad opera dell'anarchico Gaetano Bresci e della di lui misteriosa morte in carcere, agli esordi del secolo breve per antonomasia, il ventesimo o Novecento che dir si voglia.
Appunto nel 1901 a Pisa si attende la visita del nuovo re d'Italia, che viene a mettere la testa coronata di fresco nella bocca del leone anarchico per dare un segnale di forza e saldezza della casa reale, chi lo sa: casualmente, forse si e forse no, la città pullula anche di cavatori di Carrara e scalpellini devoti all'internazionale di Bakunin, convocati per lavori di restauro alla Torre Pendente; persino la compagnia che metterà in scena Tosca di Giacomo Puccini è zeppa di anarchici, dal tenore ai tecnici di scena, ingrossando così la platea di sovversivi sospettabili di probabili azioni di rivalsa per la fine di Bresci. Nel novero dei potenziali attentatori finirà anche il compositore di Torre del Lago che però troverà un'avvocato d'ufficio nei due antitetici protagonisti e solutori del giallo: un giornalista de la Stampa, bravo ma scapigliato nel senso più bohemienne del termine, anarchico amante del vino e anche della verità, e un ordinato e puntiglioso e rigidamente carabiniere fino al midollo tenente che condurrà l'indagine pungolato da un capitano che vorrebbe spiccare un mandato di cattura anche per Puccini stesso, poichè ritiene Tosca un'opera sovversiva.
La sommossa non avviene ma l'omicidio, apparentemente inspiegabile, sì eccome! E proprio durante la rappresentazione: Cavaradossi muore sul serio e partono le indagini e una girandola di eventi e retroscena che costringono il lettore a non staccare gli occhi dal film che Malvaldi gira con mano sicura, concedendosi e concedendoci ampi squarci di vedute sulla psicologia dei personaggi, sui loro caratteri umani, sulle note di colore e d'ambientazione del periodo storico in cui è calata la narrazione, fino all'atto finale melodrammatico ma lucido e sottile e machiavellico come una efficiente e lubrificata trappola per topi.
BUCHI NELLA SABBIA non è solo un'omaggio all'opera lirica e al melodramma italiano: questi ultimi sono solo un pretesto per connotare un lavoro che celebra la sagacia, la maestria, il genio e il gusto per le belle lettere che divertono ed educano di Marco Malvaldi che adotta un registro linguistico molto vicino all'italiano dei primi del Novecento, dei crepuscolari e anche degli scapigliati (non a caso, ad aprire le danze, passatemi la locuzione, v'è una quartina di Guido Gozzano che è tutto un programma non della storia che si andrà a leggere, ma dell'atteggiamento dell'autore stesso), cioè quello che si poteva leggere negli elzeviri dei feuilletton domenicali ma condito con moderna ironia e intenzione satirica, riuscendo a mantenerlo fresco fino alla fine.
Già il romanzo con delitto, o giallo che dir si voglia per evitare etichette anglosassoni che persino Mrs Christie amava poco, ha le sue regole ferree che, se non rispettate, fanno deragliare tutta la storia e sbadigliare il lettore: il romanzo ambientato in un dato periodo storico, per quanto questo possa essere frequentato solo da specialisti e addetti ai lavori, reca in sè il rischio che l'autore si conceda "licenze poetiche" che finiscono per provocare il medesimo danno di cui dicevo, oltre al ludibrio ad opera di studiosi e appassionati di cose storiche.
Anche qui ci sono delle "licenze" ma dettate dal rispetto delle regole della scrittura gialla e, francamente, il ritmo della sceneggiatura e il tono della scrittura è talmente vivace e accattivante che non si ha affato il desiderio nè lo scrupolo di mettersi a fare delle verifiche: si procede nella lettura rinviando il momento della ricerca del pelo nell'uovo, perchè si è picevolmente impegnati a vedere, sì signore e signori, a vedere come va a finire.
Se BUCHI NELLA SABBIA fosse stato scritto quarant'anni fa, sicuramente Giuliano Montaldo o Anton Giulio Majano o anche Salvatore Nocita ne avrebbero saputo ricavare un'ottimo sceneggiato per la Tv di Stato o al limite un buon film anche per le sale, oltre che per il piccolo schermo: l'ora sarebbe fuggita ma con spontaneo applauso finale sui titoli di coda, come accadeva tanti anni fa nei cinema e come accade a chi, come me, legge persino i risvolti della quarta di copertina per non perdere l'ultimo buon aroma di una buona lettura. 


(c) 2016 testo di Claudio Montini
(c) 2016 immagine a cura di Orazio Nullo  

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