BENTORNATO, ENRICO!
di Claudio Montini
La neve, stupore e incanto di bimbi ma impaccio e timore d'adulti,
può sporcarsi scendendo dal cielo imperterrita e imperturbabile a
ricoprire le trame oscure, i maneggi subdoli e perversi e cinici,
l'avidità e l'ingordigia, la disperazione e la solitudine impotente
di fronte alle storture della così detta civiltà occidentale.
Tutto quello che ammanta col suo candido sudario, impossibile da
sciogliere per il sole invernale e per il sale della sete di verità,
la contaminano ma contemporaneamente la rendono, anzi, la elevano a
quinta, fondale e teatro ideale e protagonista muta della seconda
avventura di Zara Bosdaves, investigatrice privata ideata da Enrico
Pandiani già artefice della saga de Les Italiens (che, già
edita da Instar e Rizzoli, sta facendo fortuna anche in terra di
Francia grazie alla traduzione curata dall'autore stesso per le
Editions Telèmàque): in PIU' SPORCO DELLA NEVE (Rizzoli,
2015) l'autore torinese prosegue nella metamorfosi stilistica
intravista ne LA DONNA DI TROPPO (Rizzoli, 2013).
C'è chi cerca, nei libri che legge o scrive, stabilità e serenità
o riscatto oppure conforto e svago; invece, c'è anche chi non si
accontenta di tutto ciò ma cerca anche il volto dell'autore, la
scansione della sua anima, l'evoluzione della sua sensibilità: in
altre parole, alcuni come me cercano le tracce e gli indizi della sua
maturazione artistica, linguistica e drammaturgica, non essendo
quest'ultima affatto disgiunta da quella squisitamente umana.
Questa maturazione coinvolge anche i personaggi che ruotano intorno a
Zara e si muovono in una Torino invernale che rivela molte più
criticità e malaffare di quanto la neve possa nascondere o farne
rimandare la soluzione; il risultato è il tentativo, riuscitissimo,
di dare vita a uno sceneggiato televisivo ma riprodotto su carta,
quindi letterario e immaginario, in cui realtà e finzione e critica
sociale e tensione drammatica tipica del noir si amalgamino, si
fondano e si mescolino senza rinunciare alla poesia della parola, al
periodare elegiaco quanto basta, all'elegante semplicità per cui
immagini e concetti si stagliano netti nella mente del lettore: siamo
di fronte a un romanzo nel senso più ampio e primigenio del termine,
vale a dire quel senso che la letteratura europea del Novecento ha
saputo esprimere.
PIU' SPORCO DELLA NEVE parla di immigrati e di
clandestinità e di emarginazione; delle indagini per ritrovare
un'antiquario scomparso nel nulla; dell'inchiesta di due giustizieri
irregolari delle banlieu parigine (di cui uno ora in Italia e
rispettabile proprietario di un locale alla moda e compagno di vita
dell'investigatrice) sulla morte di una paladina degli immigrati e di
un giro di permessi di soggiorno falsi pronti a inondare il mercato
dei clandestini e a ingrassare coloro che prosperano con la loro
disperata necessità, oltre a relegarli in quelle parti dismesse
della città così come si fa con la polvere sotto il tappeto (e la
mente corre subito a Mafia Capitale con annessi e connessi); si parla
di usura, truffa, traffico di opere d'antiquariato ed evasione
fiscale scoprendo Bosdaves, nel corso delle sue ricerche, una piccola
banda di criminali che non esita ad usare l'esplosivo per eliminare
ostacoli, ficcanaso e anelli deboli della propria catena operativa
pur di avere meno soci con cui dividere.
C'è un doppio binario, una doppia elica che, come nel DNA degli
esseri viventi, genera contatti e contaminazioni tra le due sequenze
di eventi che provocano silenzi, reticenze, smottamenti nelle
certezze della vita privata dei due protagonisti umani: una crisi,
forse, salutare perchè si intuisce che porterà a una maggiore
consapevolezza, a una maturazione, a una crescita e una evoluzione
del rapporto tra Zara e François verso qualcosa di meno evanescente
dell'attrazione fisica.
Però, PIU' SPORCO DELLA NEVE è lontano dalle vette
stilistiche drammaturgiche raggiunte da PESSIME SCUSE PER UN
MASSACRO (Rizzoli, 2012) ma è comunque un'ottimo prodotto,
elegante, affascinante, dotato di buon ritmo, in cui anche la parola
ritrova la sua essenza musicale e poetica rivelando una ricerca di
raffinatezza e una gradevole cura nella composizione del testo e
della trama: forse sarà dovuto all'esperienza come traduttore in
francese delle opere dei suoi esordi, tuttavia quest'ultima è
decisamente migliore de LA DONNA DI TROPPO, che
aveva spiazzato più d'un estimatore de Les Italiens, anche
sotto l'aspetto della costruzione di tutti i personaggi a cui Enrico
Pandiani, alla terza "fatica" per i tipi di Rizzoli, dona
una netta definizione con uno spessore umano e letterario, persino
una peculiare dignità, che rimane a lungo nella memoria di chi
legge.
Questa è la forza del romanzo e la bravura dell'autore che, come
un'ottimo e abile regista, regola le inquadrature e dirige i propri
personaggi con grande perizia e attenzione rigorosa nel far emergere
la loro terza dimensione: quella morale, spirituale, umana con tutte
le implicazioni e le domande che essa comporta e suscita.
Bentornato Enrico Pandiani, per la cura con cui hai confezionato
questa storia, a partire dalla copertina (le tue per la Instar Libri
non le batte nessuno, nemmeno i francesi....); per la scelta di un
registro linguistico sofisticato ed elegante e, al tempo stesso,
diretto e poetico sempre più scevro da invenzioni, guasconerie e
tecnicismi ma tanto più efficace; infine, bentornato per aver
accettato la sfida di evolvere da intrattenitore letterario a
osservatore letterato e pensante: cioè narratore che osserva e
giudica la realtà che lo circonda, la porta nelle storie che inventa
non solo come scenografia ma anche come invito alla riflessione
critica del lettore.
Fate attenzione, però, signore e signori lettori: PIU' SPORCO
DELLA NEVE di Enrico Pandiani (Rizzoli, 2015) non è un
romanzo militante su temi d'attualità e mali della società
contemporanea!
E' un buon poliziesco, o noir che dir si voglia, senza troppi
poliziotti e pochissimi proiettili ma con tanta umanità in tutte le
sue declinazioni e coniugazioni; non annoia perchè si legge così
bene che finisce subito ( e poi tocca aspettare un'altro anno...) e
fa meno male di scatola di iniezioni ricostituenti....e scusate se è
poco!!
(c) 2015 testo di Claudio Montini Foto: Google Images Database/Orazio Nullo
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