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giovedì 29 novembre 2018

Letti e piaciuti: Laura Pariani DI FERRO E D'ACCIAIO (NN Editore 2018)

Laura Pariani
DI FERRO E D'ACCIAIO
NN EDITORE (2018)

LO SPAZIO DI NOI UMANI
di Claudio Montini


Laura Pariani raccoglie tutto il suo mestiere e il suo sapere (dagli anni '70 del XX secolo si occupa di pittura e fumetto e, dai primi anni '90 del medesimo secolo, di letteratura e teatro) per gettare lo sguardo disincantato dei poeti sul futuro che attende la cosiddetta società occidentale. Le premesse, a voler ben guardare, ci sono tutte ai giorni nostri: è come trovarsi di fronte un insieme cospicuo di punti numerati da collegare con una linea per ottenere una figura organica che, senza troppi giri di parole, mostri la prospettiva verso cui siamo diretti. La Storia si ripete sopratutto laddove ci sia ignoranza, omertà o silenzio, ignavia all'ascolto, sospetto e paura poliziesca scambiati per ordine, sicurezza, salute pubblica, stoico apparente benessere da tempo di guerra permanente e illusione di una consolidata e falsa pace sociale. Che sia la Palestina di oltre duemila anni fa oppure si tratti di una Milano dei prossimi cinquant'anni di questo XXI secolo, superstite stravolta di una guerra lampo del terzo tipo (se così si può dire, ovvero tecnologicamente sofisticata tanto da durare solo cinquanta minuti), una madre che si ostini a cercare suo figlio caduto in una retata della polizia, quantunque senta già che dovrà accontentarsi di versare lacrime su di un cadavere, diventa un neo o un anello debole o una ferita del sistema che va controllato, catalogato, eventualmente isolato e neutralizzato per impedire che sbocci una nuova icona per la resistenza che rinnega l'omologazione, la censura, il silenzio e auspica il ritorno all'umanità autentica a tutto tondo, quella del pensare e del parlare e del ricordare per imparare a vivere. Qui entra in gioco il mestiere di Laura Pariani nel senso più bello e ampio e positivo del termine; l'autrice di DI FERRO E D'ACCIAIO (NN Editore, 2018) non confeziona un romanzo utopistico, una roba del tipo 1984 di George Orwell o UN MONDO NUOVO di Aldous Huxley o FARENHEIT 451 di Ray Bradbury: lei attinge alla fecondissima e vivissima tradizione della tragedia greca classica amalgamandola a tutti gli aromi, gli umori e i sentori della storia più misteriosa e profondamente radicata nella coscienza collettiva europea e occidentale, ovvero la passione e la morte e la resurrezione di Gesù di Nazareth detto il Cristo, tralasciando qualsiasi implicazione religiosa e morale ma concentrandosi sull'essenza etica del messaggio di cui egli era latore.  [...] per vivere non basta essere vivi […] vivere è qualcosa che si impara [...]”
DI FERRO E D'ACCIAIO non è un operazione di sincretismo calligrafico che vuole ammiccare agli appassionati di fantascienza e a quelli di letteratura ad ispirazione religiosa: è un romanzo geniale e poetico e affascinante perchè, sfruttando il palinsesto stilistico e concettuale della tragedia greca (capace di parlare, insegnare, stimolare alla riflessione in modo efficace durante gli oltre venti secoli trascorsi dalla sua invenzione), descrive la forza dirompente e maieutica di un ipotetica venuta di un messia che parla d'amore e di vita spesa senza nascondersi in un mondo del futuro prossimo venturo che, viceversa, ha perduto ogni parvenza di umanità poiché ha eletto il fordismo keynesiano venato da leninismo brezneviano (vale a dire, il controllo incombente e occhiuto e asfissiante da parte del partito-stato sulla società intera, dalla culla alla tomba) a filosofia e ragione di vita bandendo da esse, di fatto, ogni elemento attinente alle emozioni, alle passioni, alla memoria, alla spiritualità e interiorità individuale. L'imbarbarimento, l'involuzione, il decadimento del consorzio umano che ha operato questa scelta di conservazione sociale si vedono anche nella lingua con cui il coro di personaggi che, raccontando delle loro prese di contatto con questo protagonista occulto, parlano della sua opera, delle sue gesta, delle sue idee e persino della sua fine senza l'intervento di alcuna voce fuori campo: si tratta di una lingua italiana spuria, sporcata o impastata o affetta o miscelata (se preferite e, in ogni caso, a basso dosaggio, semplici ombre e venature) con evidenti lombardismi che non danno alcun fastidio ma sottolineano l'originalità di questa opera di Laura Pariani pubblicata da NN Editore, nella serie Croce Via – La passione di cui DI FERRO D'ACCIAIO è il capofila. Questo registro linguistico che raccoglie l'eco, mai spenta, della stagione verista incarnata da Giovanni Verga (I MALAVOGLIA e MASTRO DON GESUALDO per esempio) aggiunge densità, sapore e profondità al messaggio, di ferro e d'acciaio appunto, che penetrerà la vostra mente e la vostra anima così come riesce soltanto ai sogni. Infatti […] E' questo lo spazio di noi umani: ricordare, progettare, capovolgere con un sogno la piatta normalità […]; è lo spazio in cui nascono i dubbi, gli interrogativi e le speranze; è lo spazio in cui si ha davanti uno specchio davanti al cuore e si fatica a riconoscersi ma, finalmente, si smette di nascondersi nella propria tana sicura di ferro e d'acciaio.

© 2018 Testo di Claudio Montini
© 2018 Foto di Orazio Nullo



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