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venerdì 8 giugno 2018

Morti anche seguitando a respirare

Smettiamo di pensare? Io no!
di Claudio Montini
A volte mi domando quale fosse la funzione originaria delle cose che mi circondano: perchè, ammettiamolo, siamo assediati da una mole impressionante di oggetti dei quali possiamo serenamente fare a meno, non siamo in grado di valutare la necessità, non sapremmo nemmeno dire da quanto tempo esistano e per quale motivo siamo stati spinti a dotarcene. Prendiamo ad esempio la televisione, intesa come elettrodomestico e come mezzo di comunicazione di massa: se la tisi non se lo fosse trascinato nella tomba, George Orwell (tra un lifting e l'altro o una terapia genica ai protoni arricchiti dalla provitamina A,B,C....X,Y,Z) sarebbe uno tra gli opinionisti più gettonati dei salotti televisivi, a meno che non si fosse scapicollato a citare in giudizio i produttori del parco zoologico dei primati sfaccendati più spiato d'Italia, cui inopinatamente è stato attribuito il nome di uno dei protagonisti del suo ultimo successo letterario. Va detto che tale lo diventò diversi anni dopo la morte dell'autore, 1984, grazie anche a una sorta di rilettura che ne fece Anthony Burgess in 1984&1985, come ammise in una antologia per le scuole lo stesso Burgess e che io ho avuto come libro di testo al liceo. Intanto Orwell aveva sbagliato sì nel prevedere l'evoluzione post bellica del blocco occidentale, ma non su quella del globo intero relativamente alla evoluzione degli usi e dei costumi: aveva fotografato con settanta anni di anticipo gli scenari che quotidianamente il grande fratello catodico, un tempo, al plasma e ultrapiatto e in alta definizione, ci somministra a colazione, a pranzo e a cena quando non interrompe il normale flusso della pubblicità con edizioni speciali o eventi sportivi che sono l'altro grande stupefacente atto ad obnubilare il buon senso critico delle scimmie pensanti. Rileggetelo, oppure leggetelo per la prima volta senza considerarlo altro che un romanzo altamente profetico, senza cercare messaggi subliminali tra le righe: è già tutto evidente nella narrazione perchè è ciò che stiamo vivendo, polverizzato in miriade di esempi di variabile ampiezza. Non è la rete, non è la casta, non è la religione a distorcere la realtà e a impedirci la conquista della felicità o della libertà: siamo noi stessi che non sappiamo cosa farcene della libertà di pensiero, che abbiamo paura di andare oltre le consuetudini e di immaginare e di costruire, che abbiamo bisogno di imitare come scimmie in gabbia i versi e e smorfie dei visitatori del giardino zoologico in cui ci crediamo al sicuro e di cui alimentiamo le sbarre con la nostra pochezza. Allora la televisione ci culla, ci cambia il pannolino, ci induce a cambiare automobile, a mangiare sano ma senza grassi e polifosfati aggiunti, a buttare il nuovo già vecchio nell'apposito cassonetto, a sperare di accendere la risposta esatta o scrivere la parola giusta e scampare alla ghigliottina o alla botola sul precipizio. Smettiamo di pensare e siamo morti anche se continuiamo a respirare.
© 2018 Testo di Claudio Montini
© 2018 Immagine di Orazio Nullo "Stonehenge"

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