GRAN FINALE COL BOTTO
Enrico Pandiani
UN GIORNO DI FESTA
Rizzoli (2017)
di Claudio Montini
Ci sono due verbi, apparentemente simili e allo stesso tempo
diametralmente opposti, per descrivere UN GIORNO DI FESTA
(Rizzoli, 2017) di Enrico Pandiani: divenire e
maturare; vanno considerati nella loro forma di sostantivi, il
divenire e il maturare, per evidenziare e raccontare dell'ulteriore
positiva, gustosa , piacevole evoluzione relativa alla creatività
dello scrittore torinese e italiano, per nascita e per residenza, ma
anche europeo e francese e parigino per gusto, eleganza, misura e,
perchè no?, genio della prosa narrativa. Il divenire è legato ai
tempi difficili e malsicuri che il Vecchio Continente si trova a
vivere, stretto tra stagnazione economica, popoli in movimento verso
una terra promessa inesistente e una guerra non convenzionale tra
civiltà e culture superbamente convinte della propria supremazia;
una lotta, sia detto per inciso, che fa soltanto il gioco di oscuri
consorzi economici e politici decisi a cavar denari e onori dal
sangue e dalla carne altrui. Il maturare è legato al carattere, all'anima, alla psicologia dei
personaggi di UN GIORNO DI FESTA, maggiori e minori,
che Enrico Pandiani smette di manovrare come un burattinaio occulto
in una Francia (Parigi compresa) che rende con rapide e vive
pennellate di parole tali da suscitare persino la sensazione di umori
e sentori, come di fronte a certi quadri impressionisti; lui riprende
e dirige e registra come un genio della macchina da presa, in stato
di grazia, saprebbe fare con attori in carne e ossa traendo da loro
energie e vibrazioni che travalicano il copione, lo schermo, la
stessa immaginazione per installarsi in tutti e cinque i sensi dello
spettatore: il lettore, anche quello dallo stile più frammentato e
distratto, ad ogni ripresa non si trova spaesato e viene avvolto
dalla prosa elegante e fluente che lo accompagna, inconsapevolmente e
senza affanno, da un capitolo all'altro sino al gran finale che fa sì
che quest'opera meriti l'appellativo di romanzo. Il quattordici luglio, la Francia moderna e contemporanea celebra il
suo natale con una festa di popolo in piazza ad ammirare parate
militari, concerti e giochi pirotecnici: quale migliore occasione per
quei gruppi neofascisti e xenofobi di realizzare un'attentato
dinamitardo da addebitare, con opportuni depistaggi, alla galassia
terroristica di matrice islamica? Se il piano funzionasse, quale
migliore cavallo di Troia per espugnare Eliseo e Assemblea Nazionale
avrebbero a disposizione quelle forze reazionarie e liberticide? Non
dovrebbero nemmeno nascondersi dentro, lo potrebbero cavalcare a suon
di voti così come farebbero con la marea montante del malcontento
nell'opinione pubblica, in una eventuale campagna elettorale.
Tuttavia, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi poichè
l'omicidio di un poliziotto ufficialmente in vacanza (che sarebbe
dovuto apparire come un incidente stradale) e la caccia alla sua
compagna di viaggio e di vita, membro effettivo de Les Italiens e
ora testimone scomodo, scatena la squadra della Brigata Criminale
della Police Nationale capitanata dal commissario Mordenti che,
questa volta, non lavorerà da sola ma coordinerà le operazioni con
i reparti di intelligence che si occupano di lotta al terrorismo.
Invisibile ai più, è in atto una guerra senza quartiere e senza
esclusione di colpi dove vigono pochissime regole, dove il rispetto
delle consegne e degli ordini determina il confine tra la vita e la
morte così come l'attenzione ai dettagli e alla loro collocazione,
dove irrompono e chiedono spazio anche gli affetti personali e i
sentimenti privati che non sono più trattati come intermezzi tra una
salva di fucileria, un inseguimento a rotta di collo o una
scazzottata, ma diventano il motore e il propellente utili a gettare
il cuore oltre l'ostacolo fino al buon esito della missione. Al pari di tutti gli scrittori italiani della sua generazione, le cui
opere siano catalogabili in questo genere letterario erroneamente
considerato di seconda fascia o di mero intrattenimento dagli
intellettuali benpensanti, Enrico Pandiani anche in UN GIORNO
DI FESTA (Rizzoli, 2017) riesce a divertire e a far
riflettere trasmettendo messaggi forti e fondamentali per migliorare
il mondo in cui tutti viviamo; ci vuole amore, amicizia, senso del
dovere, competenza, intelligenza, gioco e lavoro di squadra,
generosità e rispetto degli ordini e dei compagni: è finto, morto e
sepolto il tempo degli uomini soli al comando e degli eroi,
invincibili e fortunati, che con un cacciavite e del filo di ferro
ristabiliscono ordine e giustizia disinnescando ordigni micidiali. In
una società multiculturale come quella attuale, chi si arrocca e si
isola convinto di avere in tasca la verità assoluta e universale,
oltre a un bel pacco di soldi e munizioni di vario calibro, potrà
forse vincere le prime scaramucce e prendere qualche vantaggio ma,
alla lunga, è destinato a perdere tutto se gli esseri umani
innamorati della vita apriranno gli occhi e il cuore, ritrovando il
senso del primo comandamento e dandosi da fare affinchè ogni giorno
sia un giorno di festa il cui gran finale col botto sia solo quello
delle bottiglie di vino spumante da bere tra amici.
©
2017 testo di Claudio Montini
©
2017 immagine da Google Images Database
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