di Claudio Montini
Dicembre, in fondo al calendario, è sempre stato un mese speciale per me: essendo nato a giugno, un paio di settimane prima della fine della primavera o dell'inizio dell'estate, esso rappresenta un'attrazione irresistibile in omaggio alla legge di attrazione degli elementi antitetici, in primo luogo, mentre più spesso si è rivelato essere un momento di tregua e di bilancio e di programmazione, qualche volta di eventi che hanno sconvolto l'ordine costituito delle cose...ma quelli sono come i contenuti delle cartoline rosse (o verdi, non ricordo bene) di un famoso gioco di società da tavolo, che si sa quando comincia e non quando finisce. Meglio la tombola, sebbene anche lì la dea bendata non mi abbia mai degnato di considerazione alcuna. Dicembre, dicevo, chiude la fila dei dodici capitoli del romanzo che impariamo una pagina al giorno sinchè non troviamo, a volte anzitempo, quella con la parola Fine e dobbiamo lasciare ad altri il compito di riempire di ricordi, battute e aneddoti che ci riguardano le pagine successive. Chi vive nella memoria degli amici, non muore mai pare abbia lasciato scritto Marco Tullio Cicerone forse per farsi coraggio, poiché sono convinto che anche lui fosse conscio del fatto che è peggio per chi va, dal momento che nessuno è mai tornato indietro a dirci com'è e come si sta, mentre chi resta si arrangia e tira avanti come può. Io penso che sia inutile arrovellarci le meningi ad immaginare un universo parallelo, nemmeno i poeti che disegnano scenari irrazionali basati su distorte geometrie sarebbero in grado di fare un quadro verosimile, nemmeno Dante ci è riuscito: ha fatto una copia riveduta e corretta dalle sue simpatie, dalla sua fede, dal suo bagaglio culturale del mondo che lo circondava (che, a voler ben guardare, assai poco è discosto dal nostro: è per questo che il poeta fiorentino è ancora così attuale). Sfruttiamo questo mese per tirare le somme, se non di tutta una vita a durar fatica, almeno dei giorni dal principio di Gennaio in qua e domandiamoci, con tutta l'onestà di cui disponiamo, se abbiamo fatto tutto il possibile (o il nostro dovere, che talvolta è il minimo sindacale) per rendere la vita meno amara a noi stessi e agli altri. La solidarietà umana è anche il rispetto dei nostri limiti e di quelli altrui: il rispetto della dignità di tutti ne è la diretta conseguenza ed è altrettanto contagiosa.
© 2017 Immagine di Orazio Nullo "Money never sleeps" - atelier des pixels collection
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