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martedì 24 febbraio 2015

Spogliarsi davanti a uno specchio

Ti racconto perchè scrivo storie di varia umanità



di Claudio Montini    foto Orazio Nullo




Cara Laura,
raccontarsi è come spogliarsi davanti allo specchio, frugando nelle tasche della vita e in quelle del vestito che è invecchiato insieme a noi, chiamando rughe e ricordi col loro nome ma tacendo anche del più sottile dispiacere.
Immagina che, mentre leggi queste righe, qualcuno abbia messo sul piatto un disco degli Eurithmics, per esempio il primo album di successo, quello che conteneva Sweet Dreams ( are made of this ) e la puntina stia girando proprio entro i solchi di quel brano .
Sai, io sono un figlio del secolo scorso, il novecento del secondo millennio, quando ancora c'erano i dischi di vinile e le cassette compatte di nastro magnetico alla ferrite: con quegli arnesi lì, ascoltavamo e rubavamo la musica, registrandola dalla radio o dalla televisione.
Infatti sono nato il sei giugno del millenovecentosessantasei, sei sei sessantasei...quasi un mantra, sotto il segno dei Gemelli: anche a non dar credito all'astrologia, questo dato potrebbe aprire uno spiraglio significativo della finestra, sul mio piccolo mondo, alla quale stai per affacciarti: vedrai, o forse li hai già notati tra le righe, quali oceani inquieti possano agitarsi e lambire spiagge sabbiose, quali venti caldi e profumati possano scompigliare fronde di foreste boscose e carezzare fianchi forti e scoscesi di vette perennemente innevate, quali praterie sconfinate abbiano pensieri e fantasie per rincorrersi e giocare a mettere in fila parole, che formano frasi, che imbastiscono discorsi, che tirano su teatrini e storie che colorano, addolciscono, smussano e aiutano a superare ogni fatalità, dolce o amara che sia.
Sono nato a Pavia, ma non me ne vanto; ho studiato a Pavia, ma non sono andato avanti tanto; ho lavorato anche a Pavia, facendo per lo più l'operaio addetto al magazzino e alle consegne perchè uno che come titolo di studio ha conseguito la maturità scientifica, nel 1985, quando Rubbia correva incontro al Nobel come le particelle che faceva collidere nell'acceleratore sotterraneo del CERN a Ginevra, non avrebbe altra prospettiva post diploma che la prosecuzione degli studi all'Università se, l'anno successivo al diploma, non rimanesse orfano di padre per una malattia curabile con un trapianto legalizzato, in Italia, soltanto sei mesi dopo l'evento luttuoso.
Tranquilla, ho fatto pace anche con questi fatti, dal momento che ho scritto, per Briciole di Sogni nello sguardo, Una passione di famiglia in cui parlo con lui durante un sogno veramente vissuto.
Ho anche recitato in teatro, a Pavia, per diciottomila spettatori in quarantaquattro repliche durante due stagioni, come membro della Compagnia Dialettale Pavese diretta dal compianto Cesare Volta, regista della sede Rai di Milano e capostruttura della divisione radiofonia: aprimmo la stagione del Teatro Fraschini per due stagioni consecutive( quando quest'ultimo era ancora in ristrutturazione e si appoggiava al cinema teatro Castello di piazza Emanuele Filiberto ) con lo spettacolo intitolato Tut i mat i èn no a Vùghera
di Angelo Gambini, in cui io vestivo i panni dell'unico personaggio che recitasse in italiano perchè rappresentavo la prima televisione privata della città e della provincia, fondata in una cascina di Pavia da cui prendeva il nome ( TeleFrigirola ), subito dopo la sentenza della Corte Costituzionale del 1976 che affossò il monopolio Rai sulle trasmissioni televisive.
Morto Cesare, cui devo moltissimo dal punto di vista artistico e umano perchè era un galantuomo e un professionista d'altri tempi, ho considerato chiuso un capitolo della mia vita e mi sono dedicato al lavoro d'autista di autobotti per la consegna di gpl, alla lettura di romanzi storici e gialli, all'ascolto di buona musica e alla scrittura di tutte quelle frasi che ronzavano nella mia testa, suonando assai piacevoli e degne di essere salvate dall'oblio; finché non ho acquistato il primo personal computer, esse finivano dentro vecchie agende delle assicurazioni, quaderni di scuola poco usati e quadernoni a quadretti che scarabocchiavo fin da bimbo quando i compiti erano stati fatti tutti e la noia riempiva l'attesa della t.v. dei ragazzi; da grande, accadeva quando c'era del tempo da perdere e niente da vedere o da ascoltare o altre incombenze da sbrigare.
Questa, in fondo, è sempre stata la molla che mi ha spinto: se il mondo che ti circonda è vuoto o noioso o ti tiene prigioniero in una bolla, riempilo con la tua fantasia e coloralo coi ricordi mescolati alle parole che i libri, i giornali, la radio, la televisione, il cinema, i dischi e le canzoni ti hanno insegnato; nessuno può venire a vedere nella tua testa quale film stai girando, quale sogno stai cavalcando, quale canzone stai componendo o suonando: possono solo vedere gli scarabocchi che fai sul foglio, sempre che tu abbia voglia di mostrarli.
Chi non ha questa dote o sensibilità o inclinazione d'animo, in un battito di ciglia si burla di te e ti prende per i fondelli, finendo per etichettarti e bollarti come matto svitato.
Per fortuna, accade che incontri altri come te in giro per il mondo, oppure altri che, pur avendo opinioni diverse, sanno apprezzare il buono che c'è in ciò che li circonda: il comune sentire aiuta a condividere il piacere immateriale delle belle arti e del buon vivere superando differenze e diffidenze con coraggio e prudenza e, talvolta, sana incoscienza.
Eccoti spiegato cosa voglia dire essere nati sotto il segno dei Gemelli: riuscire a stare coi piedi per terra seguendo il mondo nel suo perenne girare e, contemporaneamente, avere la testa oltre le nuvole e le stelle a costruire un rifugio confortevole da usare in caso di malinconie varie, per non cedere alla depressione o allo sconforto; inoltre, questa dinamica coesistenza di nature genera la spinta a cercare sempre nuove risposte anche alle domande più vecchie, la curiosità tanto verso le piccole quanto verso le grandi cose dell'universo cercando le migliori parole utili a descriverle, desiderando di produrre con esse un discorso che risulti all'uditore credibile e affascinante, leggero e niente affatto pedante.
Dal giugno del sessantasei al luglio dell'ottantacinque, quando mi sono diplomato al liceo e ho tentato la carriera militare per dare un senso a quel pezzo di carta; dal dicembre dell'ottantasei, quando mio padre è morto senza avermi visto riuscire negli studi universitari, al febbraio del novantatre, quando mi sono sposato, fino alle porte del nuovo millennio in cui, sulle colonne del quotidiano LA PROVINCIA PAVESE, quasi per gioco, veniva pubblicato il mio primo racconto ( luglio 1999, A Lomello una notte di mezza estate; cui sarebbero seguiti nel 2000 Ritorno di fiamma letale e nel 2001 Che il blues sia con voi : tutti contenuti in Assentarsi per una manciata di minuti 2012 Ed.Youcanprint ) posso ben dire di avere sognato e vissuto dolci sogni, pur avendo speso sudore e lacrime per alcuni di loro, andando sempre in cerca di qualcosa che desse loro un senso: esattamente come cantano gli Eurithmics in Sweet dreams (are made of this).
Da allora in poi ho seguitato a leggere e scrivere, racconti e poesie, con l'intento di assentarmi per qualche minuto ogni giorno dal logorio della vita moderna, senza ricorrere a sostanze psicotrope.
Nel 2010 e nel 2011 sono riuscito di nuovo a vedere pubblicati due miei racconti, sempre sullo stesso quotidiano: Ultimo quarto ( che chiude Assentarsi ed è finito in una antologia edita qualche mese dopo dal giornale ) e Benvenuta Teodolinda ( che fa parte della stessa raccolta ma è stato pubblicato due volte a distanza di quindici giorni l'una dall'altra...).
Poi, alle soglie della mezza età ( ricordi? Sono nato nel sessantasei e ora, mentre sto scrivendo, siamo in pieno duemilaquattordici: se la matematica non è un'opinione....), mi sono ritrovato senza lavoro perchè anche l'azienda da cui dipendevo era rimasta senza contratto.
Per qualche mese mi sono sentito come un pinguino all'equatore, alla deriva sull'ultimo pezzo d'iceberg...
Tuttavia mi sono anche reso conto di avere un'occasione unica: avevo il tempo di rileggere ciò che avevo scritto e accantonato nel celeberrimo cassetto dei sogni mostruosamente proibiti; di ristrutturarlo nella trama e nella lingua o semplicemente ritoccarlo qua e là; magari emozionandomi e piacevolmente sorprendendomi di aver confezionato pezzi scorrevoli, semplici ma non banali e in una lingua italiana rispettata al millimetro.
Così, nel sottoscala della mia follia, si addensò il dolce sogno che ho appena cominciato a vivere e il delirio artistico strinse d'assedio il mio subconscio con una missione al sapore di parabola evangelica: dovevo dissotterrare la moneta che il padrone della casa e della vigna mi aveva affidato fino al suo ritorno, il talento che dovevo amministrare, conservare o far fruttare e che avevo nascosto nella sabbia per paura di perderlo o per la vergogna del giudizio altrui.
Per non fare la fine del servo fellone della parabola in questione, mi dissi che era la volta buona per diventare uno scrittore e campare delle mie parole stampate.
Grazie alle belle parole di incoraggiamento di una ex compagna di liceo, che aveva già acquistato on line la raccolta di poesie La strategia del glicine (2012 www.lulu.com) da un sito statunitense di autopubblicazione e dopo aver letto il primo nucleo di racconti costituenti "Assentarsi per una manciata di minuti" (<< Sei davvero bravo con le parole...Allora, pensa in grande e non arrenderti mai!>>), mi risolsi a dare il via a questa mia nuova vita con la segreta intenzione che smettesse di essere virtuale e divenisse quella principale.
Dopo aver tentato la via dell'editoria tradizionale, avendone ricevuto risposte insoddisfacenti o nulle, ho sperimentato la modalità di edizione in autopubblicazione, o selfpublishing, trovando un'offerta assai conveniente, agile e affatto onerosa in un'azienda specializzata pugliese.
So da me di non essere un genio della letteratura, bensì un onesto e buon artigiano del pensiero espresso in lingua italiana così come ho la consapevolezza di non avere raccomandazioni o referenze da far valere, nè in ambito accademico nè in ambiti industriali o editoriali: un'esordiente è sempre una mina vagante e un rischio d'impresa di cui nessuno, almeno in Italia, è disposto a farsi carico e nemmeno a dargli ascolto, perchè non v'è la certezza che le entrate superino le uscite.
Tuttavia io volevo, nel senso più letterale possibile, fare il mio libro senza restrizioni o ingerenze e senza troppa spesa, con una distribuzione nazionale, codice isbn e visibilità anche nei siti internet per la vendita di libri.
Volevo e, tuttora, voglio avere il controllo e la responsabilità di ogni componente del libro, dalla copertina ai contenuti, dalla carta ai caratteri di stampa, dalla tempistica delle comunicazioni che deve essere rapida e multimediale alla puntualità delle consegne: da Youcanprint ho avuto tutto quello che ho chiesto a un giusto prezzo e in tempi certi e rapidi.
Infatti, mentre andava in stampa Assentarsi per una manciata di minuti, Briciole di sogni nello sguardo aveva già pronta la metà dei racconti che lo compongono e una mezza idea per la copertina: intanto stavo ancora aspettando uno straccio di risposta da almeno tre editori, di cui uno di interesse nazionale ( quest'ultimo per un solo racconto da iscrivere a un concorso tra aspiranti scrittori, tacendo delle clausole vessatorie da accettare preventivamente ).
Quindi, nel cuore dell'autunno 2012 erano arrivate le prime copie di Assentarsi per una manciata di minuti che, ad aprile 2013 quando ha visto la luce Briciole di sogni nello sguardo, sarebbero diventate centoventi in giro per il mondo aprendo la strada alle altre ottanta del successivo.
D'accordo, sono numeri piccoli, irrisori ma non insignificanti se pensi che non ho fatto alcun tipo di promozione, fedele alla linea del costo zero, fiducioso nel passaparola tra amici e appassionati della lettura e, ingenuamente, confidante nel potere persuasivo di internet e dei social network; un'errore strategico fatto in buona fede che, tuttavia, mi ha dato grandi soddisfazioni morali piuttosto che materiali: una su tutte quella di aver sempre piazzato tutte le copie di cui ho richiesto la stampa usufruendo anche di sconti e agevolazioni senza, ribadisco il concetto, essermi mai visto imporre l'imposizione d'una tiratura minima o il riacquisto delle eccedenze.
A onor del vero, va detto che io ho scelto l'opzione base mentre a pagamento si possono ottenere, anche nel self-publishing, pacchetti di assistenza all'edizione e alla promozione come farebbe un editore tradizionale: salvo, poi, recuperarli quest'ultimo dall'autore medesimo attraverso piccole clausole contrattuali che, sull'onda dell'entusiasmo, ogni autore sottovaluta: tiratura minima, percentuale di liquidazione dei diritti d'autore ceduti in toto all'editore per un numero di anni spropositato, numero minimo di copie da vendersi per ottenerla, obbligo di riacquisto delle eccedenze e cessione di copie personali a prezzo di copertina e chi più ne ha più ne metta.
Se fossimo accanto a un juke box, di quelli che trovavi nei bar fino ai primi anni ottanta del secolo breve, quello cui appartengo per nascita, ti direi che la monetina che ho lasciato cadere nella feritoia mi concede di selezionare altri due brani, dopo gli Eurithmics. per accompagnare il seguito della storia e lo scorrimento dei titoli di coda.
Uno potrebbe essere When you see a chance (take it) di Stevie Winwood, raro capolavoro che mescola rithm and blues, funky e dance con sonorità totalmente elettroniche; l'altro, per finire in bellezza e per non ripetersi, preferirei che fosse "Only time will tell" degli Asia o anche "I can't tell you why" degli Eagles: il primo è l'ultimo colpo di coda del progressive rock che si fa canzonetta per non cadere nell'oblio, il secondo è una languida e romantica e sensuale ballata, un lentone da mezzanotte all'una ( ora canonica nelle discoteche di una volta per le danze guancia a guancia ).
Questo digressione musicale vale solo a dirti che tanto Assentarsi per una manciata di minuti quanto Briciole di sogni nello sguardo sono stati pensati come se fossero due long playing, due album, due dischi, non già stampati su vinile ma su carta; non organizzati in tracce o insiemi di solchi, in cui ciascuno di noi individua un gruppo di brani favoriti, ma in pagine riempite di parole organizzate in quindici storie ciascuno che spaziano dalla fantascienza alla favola, dalla storia d'amore clandestina al dramma della malattia e della discriminazione, dal giallo poliziesco al miracolo in tempo di guerra, dall'amicizia che conforta e incoraggia all'amore, ritrovato e mai perduto, per luoghi e persone date troppo spesso per scontate o di basso rango cui accadono eventi anche ai confini della realtà.
Sono racconti di persone che si potrebbero incontrare quotidianamente per le strade dei paesi di questa provincia pavese e italiana; sono narrazioni a loro dedicate fin dalla scelta del registro linguistico di un italiano medio, di facile comprensione, il migliore a mia disposizione: con un'attenzione maniacale alla punteggiatura e alla musicalità della frase, oltre alla sua correttezza logica e grammaticale, puntando a un ritmo vivo e mai banale o stanco e ripetitivo fino a sfiorare la sintesi lirica delle poesie o di alcuni riusciti testi di canzoni da hit parade.
Queste storie hanno l'ambizione di volersi fare ascoltare e apprezzare da chiunque sia in grado comprendere la lingua italiana, come se fossero amici venuti da lontano che narrano episodi che hanno vissuto e dialoghi che hanno ascoltato: non troverai tempi al presente, come se tu fossi sul set di un film seduta dietro la macchina da presa a controllare che i movimenti avvengano secondo copione; né troverai dialoghi serrati, caratterizzati e descritti come in una sceneggiatura ma leggerai, spesso e volentieri, sintesi indirette dei pensieri e dei sentimenti dei personaggi anche se sarai spettatore delle loro gesta o, addirittura, loro interlocutore virtuale.
Infatti, sarà il libro stesso a prenderti per mano, sin dalla copertine elaborate da Orazio Nullo (fantastico personaggio che meriterebbe un libro solo per descriverne le qualità), conducendoti attraverso il suo mondo cartaceo e cerebrale cui io ho prestato parole, sogni e segni di punteggiatura mentre Orazio, letto il titolo e qualche racconto ( a volte anche tutti, invitandomi spesso a rileggerli con spirito critico affinchè anch'io cogliessi sbavature, incongruenze e punti deboli delle trame onde porvi rimedio ), scelte con cura le immagini e i caratteri tipografici, mescolato ma non agitato il tutto, lo ha vestito con livrea sobria, elegante senza boria e accattivante ma efficace semplicità.
Esattamente come sono tutte loro, quelle scritte e quelle ancora da scrivere: perchè le storie girano nell'aria che respiriamo, come i profumi delle stagioni effimeri e instancabili; altrettanto fanno nelle teste delle persone, così come nella mia, nutrendosi di realtà e di sorrisi, di lacrime e di sangue, di fiato sprecato e buone parole, di sogni bambini e attese deluse.
Ma non sono solo lavori di fantasia, perchè la vita ci mette molto di suo nel superare, nel bene e nel male, l'immaginazione: sovente oltre o contro le nostre aspettative.
Dunque, tocca a noi artigiani delle invenzioni fatte di parole mettere ordine al caos apparente: dobbiamo afferrare queste storie e plasmarle in racconti, per non vederle disperse nella polvere cui siamo destinati, così che possano consolarci, distrarci, elevarci e liberarci dalle zavorre quotidiane.
Arrivano quando pare e piace a loro, non hanno molta pazienza come se avessero la vita breve delle farfalle e, se non le scriviamo subito, volano via a morirsene altrove; ma se riusciamo a fissarle sulla pagina, esse prenderanno le tue angustie e le mie ambizioni nutrendosene per prendere corpo e vivere ogni volta che leggerai le pagine che abbiamo confezionato, regalandoti una innocua pausa o una tregua, se preferisci, alla lotta per la sopravvivenza.
I racconti che ho scritto e composto in Assentarsi per una manciata di minuti e in Briciole di sogni nello sguardo mi illudono di viaggiare una spanna sopra le teste di tutta la gente che mi circonda, mi illudono di provare le stesse emozioni che, a loro volta, hanno vissuto Ernest Hemingway, Cesare Pavese, Elio Vittorini, Carlo Cassola o Italo Calvino rileggendo i loro romanzi prima di licenziarli per la stampa; mi illudono, infine, che io possa trasformare ciascuno di loro in un romanzo: ma, per ora, lo considero un'impresa superiore alle mie capacità.
Scrivo racconti perchè non lo fa nessuno e perchè sono più “gestibili”: li puoi lasciare e riprendere senza perdere il filo del ragionamento e non devi armarti di palinsenti e strutture per programmare lo svolgimento della storia in relazione ai personaggi, che pur essendo già dotati di una loro fisionomia devono essere fatti evolvere a seguito degli sviluppi.
In una novella, considerando solo un breve scorcio di vita delle persone così come degli oggetti, se venisse a mancare l'ispirazione, non succede niente: basta fermarsi e saper aspettare che dal vortice di cui ti ho parlato si sfili il refolo giusto, quello che riannoda i fili e distende nuovamente la trama.
E' vero che sono un sognatore coi piedi per terra, ma non ancora sufficientemente disciplinato da potermi considerare un romanziere: mi considero un raccontatore di storie lievemente anarchico.
Eppure sogno, perchè sognare è ancora un'attività gratuita ed esentasse, di campare dignitosamente delle mie parole stampate.
Sono infatti convinto che, prima precipitare dal paradiso in questa valle di lacrime, ci venga data una moneta che cambierà la nostra vita perchè essa sarà la cosa che sapremo fare con maggior naturalezza, come se fossimo nati con quella specifica missione nel sangue.
Ma, durante il volo, la moneta ci casca dalle mani e si conficca chissà dove nel terreno: così passiamo la maggior parte del tempo che ci è concesso a cercare di ritrovare quella dote primigenia: c'è chi canta, chi gioca bene al pallone, chi sa promettere e non mantenere, chi guarisce la gente ( o almeno ci prova ), chi sa fare bene all'amore, chi scrive belle cose da leggere e chissà quant'altro.
Tutti siamo stati dotati di qualcosa che passiamo la vita a cercare, quella cosa esatta che faccia bene a noi e agli altri senza fare del male a nessuno: hai visto mai che io, scrivendo, abbia ritrovato la mia monetina?
Only time will tell cantavano gli Asia negli anni ottanta del secolo breve, il frenetico Novecento, rispondendo, inconsapevolmente immagino, all'interrogativo manzoniano che chiudeva il celeberrimo Cinque Maggio, epitaffio dell'epopea napoleonica: << Fu vera gloria? Ai posteri l'ardua sentenza. >>

Se le dici, volano; se le scrivi restano.
Se le pensi tutte insieme,
Dipingono e svelano le mille facce
D’ogni cantuccio d’universo,
Dove un accento o un aggettivo
Cantano il bello o il cattivo tempo,
Lasciando briciole di sogni nello sguardo.

( Claudio Montini da La strategia del glicine - 2012 )

Questo sono le parole: Orazio Nullo ed io abbiamo giusto cominciato a crederci...e tu?

Claudio









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