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sabato 24 gennaio 2015

Radio Patela Magazine - Letti & Piaciuti - Caccia al tesoro fantasma

Radio Patela Magazine - Letti & Piaciuti

Caccia al tesoro fantasma



Gabriele Prinelli
IL MISTERO DI MARIGNANO
 Gemini Grafica Editrice
2014
 


Testo: Claudio Montini
foto: Orazio Nullo



Nelle pieghe della Storia, quella con l'iniziale maiuscola, quella che con battaglie e condottieri e pittori e architetti arditi riempie le pagine dei libri, vivono le storie della gente per la gioia di tutti gli scrittori creativi.
L'amore per la propria borgata, quartiere o paese che sia, colma le lacune della ricerca storica e scientifica prendendo a prestito da quest'ultima quanto basta a corroborare di verosimiglianza trame e personaggi: così accade ne IL MISTERO DI MARIGNANO di Gabriele Prinelli edito da GEMINI GRAFICA dove il fascino della prosa e il trasporto felice che invoglia il lettore a scorrere una riga dopo l'altra, godendo di una serena ed elegante evasione dalle cure quotidiane, risiede nelle scelte linguistiche consone al periodo storico scelto e alla struttura narrativa solidamente armonizzata tra giallo e commedia degli equivoci, un po' Feydeau e un po' Goldoni.
Gabriele Prinelli confeziona non già un mero seguito de LA MANO DELL'ORGANISTA (F.LLI FRILLI, 2009), ma un romanzo nuovo, autonomo, vivo e vegeto con gli stessi protagonisti del precedente e nuovi comprimari calati in uno scenario connotato da un'atmosfera tipica delle storie di fantasmi scozzesi o di certi lavori di sir Walter Scott, Arthur Conan Doyle e Oscar Wilde, alleggerendo l'atmosfera gotica e drammatica con la rappresentazione, magistrale e divertita della grande umanità dei personaggi, unici ciascuno a modo proprio ma tutti simpaticissimi.
La tensione per i misteriosi eventi si stempera con le baruffe coniugali, ma sono poi i dettagli e i ricordi a portare tutti i personaggi alla verità dei fatti.
Agli esordi del XIX secolo l'organaro Gaspare, forestiero di Treviglio, fresco sposo della più bella ragazza di Marignano (l'odierna Melegnano) e costruttore d'organi da chiesa oltre che musicista, viene invitato a suonare per un matrimonio di nobili in una villa poco fuori il paese; il palazzo che dovrebbe essere teatro degli sponsali, pare sia infestato da un inquieto fantasma oltre ad essere dimora di una graziosa e avvenente nubenda, nipote del signore locale.
Questa cosa scatena la gelosia della moglie dell'organaro, Cecilia, che minaccia la separazione per le reiterate assenze del consorte che, finita la modesta messa a punto dello strumento (già in ottimo stato), viene investito del compito di dare la caccia al fantasma affinchè abbiano luogo, una volta per tutte, le nozze da lunga pezza programmate; ma nella sonata complessiva ci sono troppe note stonate: e l'orecchio interiore di Gaspare se ne accorge subito.
La morte improvvisa e misteriosa di uno stalliere complica la situazione e da la stura a una serie di reazioni e di equivoci che, però, condurranno l'acuto artigiano suonatore a scovare e sbrogliare il bandolo della matassa che si rivelerà essere di natura molto terrena: dalla notte dei tempi, l'oro tenta e travia gli uomini più di quanto Eva e la mela non avessero tentato Adamo nel paradiso biblico.
Il lettore più smaliziato, a questo punto, rammenterà quanto sostenuto da Agatha Christie, secondo cui il delitto è semplice mentre complesse e tortuose sono le strade che portano alla soluzione dell'enigma e alla comprensione delle motivazioni che l'hanno causato: io, nel mio piccolo ruolo di lettore oculato ed esigente, ritengo che sia altrettanto complicato trovare il registro linguistico e narrativo adatto a rendere piacevole e accattivante ogni storia, romanzo o novella che sia, votata a rendere evidente detta semplicità.
Gabriele Prinelli, ancora una volta, accetta la sfida di Mrs. Christie e la vince declinando i temi del disciplinare di produzione secondo un lieve stile ottocentesco italiano, nel senso migliore e più benevolo del termine, purtroppo perduto nella produzione letteraria contemporanea.
Secondo la definizione che Philippe Daverio dà nella sua più recente opera dedicata alla pittura del XIX secolo, il lungo secolo della modernità comincia con la Rivoluzione Francese e termina l'attentato mortale di Sarajevo all'arciduca d'Austria-Ungheria: eppure, se pensiamo a qualcosa di bello, elegante, prestigioso e durevole oltre le mode effimere ci troviamo a considerare quanto è stato prodotto allora.
Questa è la carta vincente de IL MISTERO DI MARIGNANO che il suo autore gioca con gusto: egli adotta, come registro linguistico, un italiano elegante e popolare, musicale e immaginifico senza eccedere nel lirismo, essenziale ma fragrante e ruspante come solo certi prodotti artigianali sanno essere, cioè curati nei dettagli e rispettosi dell'intelligenza dell'utente tanto da conquistarne la stima fin dalla copertina.
Essa, “Il pranzo di nozze” di Hans Peter Brugel, è un richiamo a LA MANO DELL'ORGANISTA volto a sottolineare la felice scelta di ispirarsi alla letteratura italiana popolare del secolo moderno, inteso come ho detto poc'anzi.
In nessun punto della narrazione si ha la fastidiosa sensazione di imbattersi in passaggi ridondanti che un'attenta rilettura avrebbe certamente tagliato, così come neppure la personale rielaborazione dello stile linguistico in voga nei romanzi popolari del secolo moderno ( più o meno a cavallo tra XIX e XX secolo ) ha sentore di polverosa supponenza, da topo di biblioteca.
E' talmente scorrevole e fresca che invoglia a proseguire la lettura, a dispetto degli impegni del resto della vita, perchè è come trovarsi a una riunione di amici, accomodati intorno al fuoco o a un tavolo con le forchette a centro piatto, mentre un'altro amico, con sapienza oratoria e attoriale, racconta una bella storia che nessuno ha mai sentito.
Insomma, una piccola gemma ottimamente lavorata che merita di spandere la propria luce anche su scala nazionale, oltre a dar lustro al coraggio di una piccola casa editrice che ambisce a rivalutare e riproporre gli autori legati al territorio di Melegnano (Marignano è il nome originario della cittadina alle porte di Milano) per nascita e ambientazione delle opere, inserendoli in una collana che si chiama AD AEMILIUM NOVUM.
Gabriele Prinelli, musicologo laureato e diplomato al Conservatorio in flauto, è nativo del posto e pertanto l'opera è inserita in detta collana, ma lavora a San Giuliano Milanese (MI) come bibliotecario e vive a Lomello (PV) perchè lì ha trovato la Gemma che ha riverberato luce viva nel suo cuore.

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